Tutto è stato rinviato a dopo l’elezione del capo dello Stato. Il ruolo di grande elettore pugliese, in compagnia di Loredana Capone e Giannicola De Leonardis, ha servito l’assist perfetto a Michele Emiliano per smarcarsi per una settimana dalle pressioni baresi. Ora, però, tornano più forti di prima. Esauriti gli ultimi appuntamenti romani, da domani Emiliano tornerà in Puglia. Sul tavolo c’è la sostituzione dei due assessori dimissionari: Massimo Bray, che guidava la cultura e il turismo, e Pier Luigi Lopalco, a capo della sanità. Il presidente i suoi due nomi li ha scelti da tempo e sono Gianfranco Lopane e Rocco Palese.
Il primo, capogruppo di “Con”, è un uomo di fiducia. La sua nomina continuerebbe a garantire doppia rappresentatività alla lista che, non a caso, chiede che vengano conservati gli equilibri di forza di inizio legislatura (in giunta per loro siede già Alessandro Delli Noci, assessore allo sviluppo economico). Lopalco, infatti, fu eletto in “Con” ed oggi, per quanto esprima una posizione più autonoma rispetto ai colleghi, comunque aderisce al gruppo.
Nel frattempo, però, non si può ignorare l’effetto dell’ordinanza del Consiglio di Stato che, confermando la sentenza del Tar, ha cambiato la geografia di via Gentile. Subentrando Antonio Scalera e Vito De Palma a Mario Pendinelli e al compianto Giuseppe Longo, la maggioranza è passata da 29 a 27 unità. Anche il peso di “Con” è cambiato, passando da 6 a cinque unità. Un particolare su cui fa leva il Pd per rimarcare la propria centralità, forte di ben 16 consiglieri. È su questo aspetto più che su qualsiasi altro elemento che si è “incagliato” il risiko di Michele Emiliano. Il mal di pancia del Pd ha scatenato un veto incrociato nei confronti di Rocco Palese. La sua storia politica radicata nel centrodestra è diventata un problema, al punto da spingere il capo gruppo in aula del Pd, Filippo Caracciolo, a mettere in discussione la natura tecnica dell’eventuale sua nomina alla sanità. «Se dev’essere un esperto fuori dai partiti, perché allora non nominare Montinaro?», sottolineò meno di un mese fa. La perdita di due consiglieri di maggioranza in seguito al riconteggio ha convinto anche il M5S a rilanciare le proprie ambizioni nella squadra di governo. Pur sapendo che difficilmente sarebbero riusciti a strappare un secondo assessorato dopo quello al welfare guidato da Rosa Barone, hanno fatto pesare il loro ruolo ancora più cruciale nella maggioranza.
Al M5S, infatti, Emiliano dovrebbe assegnare la delega “senza portafoglio” al turismo, con Grazia Di Bari in prima linea per ricoprire l’incarico. Il quadro sarebbe completo e lo era già prima che Emiliano andasse a Roma. Ad impedire le nomine è, appunto, solo il rapporto con il Pd. È lì il vero problema che travalica anche le dinamiche in Consiglio regionale, travolgendo anche il congresso dei democratici. Fino a quando tra il partito e Emiliano non tornerà la pace, anche una singola mossa in Consiglio potrebbe risultare complicata. Il congresso regionale, d’altronde, è lì bloccato in attesa che i dissapori lascino spazio a una pace ritrovata.
L’ha compreso bene il commissario Riccardo Tramontana. Inviato dal segretario Enrico Letta in Puglia per districare la matassa, continua a prendere tempo prima di rendere noto il nuovo regolamento per la presentazione delle candidature. Senza un accordo di massima intorno all’uscente Marco Lacarra, al momento unico candidato, potrebbe scatenarsi una guerra intestina nel partito che non porterebbe a nulla di buono.
È per questo che tutti guardano alle imminenti nomine nella speranza che possano sbloccare l’intricato effetto domino. Ancora una volta tutto passa dalle mani di Michele Emiliano.
E a lui, probabilmente, non dispiace affatto.