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Ecosistema Urbano, una Puglia ancora poco sostenibile: pesa il divario Nord-Sud

La Puglia continua a inseguire la transizione ecologica. Lo raccontano i numeri dell’ultimo report «Ecosistema Urbano» di Legambiente. Nella classifica dei capoluoghi italiani, nessuna città pugliese supera la metà della graduatoria. Un segnale che conferma il divario Nord-Sud, ma anche la difficoltà della regione a tradurre in risultati concreti le ambizioni di sostenibilità.

Mobilità, gestione rifiuti e verde urbano restano i punti deboli di un territorio che, pur dotato di grandi risorse naturali, fatica a farne il perno di una nuova identità urbana. Le città migliorano a piccoli passi, ma la distanza dai modelli del Nord resta ampia. Per questo, Legambiente evidenzia l’importanza di una svolta che metta al centro la salute dei cittadini e la cura del territorio.

Tra luci e ombre

Lecce è il capoluogo pugliese meglio posizionato: 53esima in classifica con un punteggio del 55,36%. Un risultato che premia i progressi nella gestione dei rifiuti, ma che non basta a colmare le lacune in altri ambiti. La città salentina deve ancora fare i conti con un trasporto pubblico poco competitivo e una rete ciclabile frammentata, mentre l’aumento delle temperature estive impone un ripensamento degli spazi verdi.

Bari, 76esima con il 48,54%, mostra segnali di ripresa ma resta al di sotto della media nazionale. La metropoli pugliese soffre di un elevato tasso di motorizzazione (oltre 60 auto ogni 100 abitanti) e di un verde pubblico limitato a 8,7 metri quadrati per persona, uno dei valori più bassi tra i grandi centri italiani. Pur migliorando nella qualità dell’acqua e nei consumi idrici, il capoluogo regionale paga ancora una pianificazione urbana che privilegia l’auto privata e frena lo sviluppo di una mobilità sostenibile.

Agli ultimi posti

Nella parte bassa della classifica si trovano Brindisi (79esima) e Taranto (82esima). La prima è tra le peggiori per consumo di suolo e dispersione idrica, mentre la seconda continua a convivere con il peso ambientale del polo siderurgico. Taranto resta tra i fanalini di coda per raccolta differenziata e ciclabilità: dati che riflettono una mancanza di investimenti strategici. Entrambe, però, potrebbero diventare laboratori di rinascita sostenibile se riuscissero a trasformare la propria vocazione industriale in un modello di innovazione energetica.

Chiude il quadro Foggia, 91esima su 106, con un punteggio del 42,72%. La città conferma le difficoltà strutturali che caratterizzano l’intera area: smog, perdite idriche oltre la media nazionale e una raccolta differenziata ferma ai minimi storici. Il trasporto pubblico resta marginale, e la mancanza di spazi verdi accentua gli effetti del caldo estremo che colpisce la Capitanata. Legambiente sottolinea come Foggia, più di altri capoluoghi, abbia bisogno di politiche coordinate per affrontare la crisi ambientale e sociale che la attraversa.

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