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È made in Puglia la prima serie ecologista disponibile su YouTube: ecco Nicopò

Da pochi giorni è online su Youtube Nicopò, la prima serie animata ecologica, rivolta principalmente a bambini in età prescolare, con l’obiettivo di sensibilizzare in modo semplice e divertente su tematiche, complesse e di stretta attualità, come la sostenibilità e il rispetto dell’ambiente. È realizzata da Nasse Animation studio del tarantino Nicola Sammarco, 32 anni,…

Da pochi giorni è online su Youtube Nicopò, la prima serie animata ecologica, rivolta principalmente a bambini in età prescolare, con l’obiettivo di sensibilizzare in modo semplice e divertente su tematiche, complesse e di stretta attualità, come la sostenibilità e il rispetto dell’ambiente. È realizzata da Nasse Animation studio del tarantino Nicola Sammarco, 32 anni, regista, storyboard artist e già fumettista per Disney e Universal studios. Dopo aver lavorato in giro per l’Europa e negli Usa ha deciso di tornare nella sua Taranto e creare una sua casa di animazione nel cuore più antico della città, l’isola della città vecchia, dove da piccolo ha imparato ad amare e rispettare il mare da nonno Nicola, pescatore e nonna Francesca, che intrecciava le nasse (da cui il nome della casa di produzione di cui è ceo).

La serie

Dieci episodi (4 sono già online) da 5 minuti ciascuno già pronti ed altri 16 in lavorazione. Nicopò e i suoi amici vivono sull’Isola dei due mari (un chiaro riferimento a Taranto) e si impegnano quotidianamente nel recuperare i Plasticotti, oggetti abbandonati che, essendo stati rifiutati, diventano “cattivi” causando danni all’ambiente. Spesso è Giunco Rosso, un pirata pasticcione, a disperdere rifiuti e determinare l’intervento dei piccoli protagonisti. Dopo il recupero, con l’aiuto della biologa Greta, gli oggetti terminano di essere rifiuti e vengono destinati a nuovi usi o riciclati correttamente. La serie conta su collaborazioni con esperti come lo sceneggiatore Igor Artibani, noto per i suoi lavori con Netflix e Rai e per le collaborazioni col regista Paolo Genovese e il musicista Andrea Pellizzari, editore musicale e conduttore televisivo. Nicopò è ecologica fin dal suo processo di produzione. La casa del protagonista, le location e gli sfondi che ospitano le avventure sono set realizzati con materiali recuperati direttamente negli impianti di selezione dei rifiuti, solo i personaggi sono creati al computer e animati. «Crediamo fortemente nella libertà di visione del prodotto», così Sammarco spiega la scelta di Youtube. «Nicopò comunica un cambiamento necessario sul green. Invoglia i bimbi a fare delle attività in casa legate sempre al tema del riciclo e riuso. Sono cinque minuti intensivi con giochi di memoria, personaggi che parlano inglese e poi, come Melevisione e Art Attack, ad ogni fine episodio c’è una attività creativa. Così i piccoli sono invogliati a spegnere la tv e fare qualcosa». E mentre gli studios tarantini si preparano ad ospitare una mostra dei set per far vedere come si realizza il cartone, già si pensa al doppiaggio per ai mercati stranieri. «Il nostro piano è di creare un’intera filiera su Nicopò, con merchandise ecologico ed anche giocattoli. Siamo la prima società benefit italiana nel campo dell’animazione».

L’idea

«Col co-fondatore Paolo Rusciano, nel 2022 abbiamo trovato dei finanziatori. Il giornalista Massimiliano Martucci ci ha fatto conoscere Pierino Chirulli e Carmelo Marangi, imprenditori pugliesi che gestiscono una holding di imprese», ricorda Sammarco. «Per loro avevo illustrato un calendario ma di Nicopò avevo solo un trailer di 30 secondi. Chirulli ha capito il valore del progetto. Peppa Pig vale miliardi, perché Nicopò non può avere lo stesso successo? Ha accettato di finanziare l’intero progetto a patto che io creassi un’impresa per il territorio. Ora facciamo parte della loro costellazione, un po’ come la Silicon valley». La visione di Sammarco è di creare in riva ai Due Mari una “California italiana”. «Ero certo di trovare i fondi qui. Nel futuro vedo la Puglia come una California, pieno di risorse e talenti che non fuggono ma anzi vengono da fuori. Abbiamo clima, cibo e vivibilità eccezionali e molta più sicurezza che negli Usa. I progetti migliori, secondo me, nascono dove c’è contatto con territori coltivati, con la natura vibrante e l’energia creativa. E già sta accadendo. Nei nostri studios arrivano candidature da tutto il mondo, anche dalla California». A Palazzo Gennarini, dove c’è la base di Nasse, tre ragazze del Belgio stanno svolgendo un tirocinio con l’Erasmus e una quarantina di collaboratori, da America, Cina, Brasile, Francia e altri Paesi, collaborano ai nuovi progetti. «Lavoriamo a due serie animate per clienti e presto a un film. Presto una collaborando per le animazione di una fiction italiana di Rai», racconta Sammarco.

Il mare e l’infanzia

Anni passati tra la California e Parigi, Madrid e Bath, collaborazioni con Disney, Pixar e Universal Studios (ha lavorato a Trilly, al Grinch e a Klaus per Netflix) Sammarco voleva la sua azienda a Taranto. «Nei racconti di Nicopò c’è tanto di me, della mia famiglia, emozioni e ricordi, un vero inno alla mia infanzia e al modo di vivere il mondo che mi è stato insegnato ma non è esercizio autoreferenziale. Solo un tarantino si accorge che Nicopò è ambientata a Taranto ma l’isola dei due mari è un messaggio universale ecologico», racconta l’autore.

Quei mostruosi anni Ottanta

Il cartone è rivolto a bimbi tra due e sei anni. Gli episodi educational raccontano avventure simpatiche, spiegano ai bimbi e anche agli adulti a livello scientifico cosa avviene alla plastica quando non viene riusata o riciclata, come usare bene gli oggetti. «La plastica è una grande innovazione, ha salvato tante vite, ad esempio negli ospedali. È la gestione errata il problema», spiega Sammarco. «Conoscere i rifiuti aiuta a capire che possono non essere nemici se riciclati correttamente. Nella serie, i plasticotti abbandonati sono aggressivi, ma se li adotti e riutilizzi ritornano buoni perché si sentono utili. Giunco rosso è l’italiano medio, non un cattivo vero, ma una persona superficiale che non presta attenzione all’ambiente. Quando gli spiegano gli errori li capisce. Non a caso nella serie non ci genitori, ma solo nonni. Loro erano più green. Riciclavano, davano una seconda vita a tutto e davano vero valore agli oggetti, che duravano una vita. Questo valore l’abbiamo perso con i nostri genitori, col consumismo sfrenato degli anni Ottanta e Novanta. C’è stato un mostro ecologico anche di messaggi sbagliati e film figli di quegli anni. Ora è in atto un processo, un cambio di direzione importante e bambini e giovani sono molto più attenti e ricettivi sui temi ambientali e sul rispetto e la tutela del pianeta».

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