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Direttori generali per le Asl pugliesi, si cerca il papa straniero: pronti a riaprire i giochi

Dietro le porte chiuse del quartier generale del neo presidente, Antonio Decaro, circola una sola parola: discontinuità. È così uno dei primi atti dell’ex sindaco di Bari alla Regione Puglia potrebbe trasformarsi in un colpo di scena che scompagina la stanza dei bottoni della sanità pugliese. Riflettori puntati sulle cinque aziende sanitarie rimaste senza guida…
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Dietro le porte chiuse del quartier generale del neo presidente, Antonio Decaro, circola una sola parola: discontinuità. È così uno dei primi atti dell’ex sindaco di Bari alla Regione Puglia potrebbe trasformarsi in un colpo di scena che scompagina la stanza dei bottoni della sanità pugliese. Riflettori puntati sulle cinque aziende sanitarie rimaste senza guida dallo scorso novembre – Asl Bt, Asl Taranto, Policlinico Riuniti di Foggia, Irccs De Bellis e Oncologico di Bari -traghettate in proroga alla vigilia del voto. Una scelta obbligata per evitare il caos nei giorni più caldi della campagna elettorale. Ma ora, nell’era Decaro, quel «ponte» rischia di diventare molto più lungo del previsto.

La notizia circola sotto traccia: il nuovo governatore non avrebbe alcuna intenzione di sostituire i direttori generali: Di Matteo, Colacicco, Pasqualone, Delle Donne e Fruscio, chiamati a scavalco dopo la scadenza dei mandati lo scorso 15 novembre, scegliendo dall’attuale elenco di 75 idonei. Al contrario, il dossier sulla sua scrivania prende una direzione inedita: riaprire gli albi, riavviare le selezioni, rimettere tutto in discussione. Un terremoto amministrativo che potrebbe far slittare le nomine fino alla primavera 2026. La logica è chiara: uscire dalla rotazione eterna dei «soliti noti», quel piccolo gruppo di manager che da anni si alterna ai vertici della sanità pugliese, muovendosi da un’Asl all’altra come in un gioco dell’oca. Un sistema consolidato, spesso criticato e reso ancora più opaco dalla stagione delle proroghe. Decaro, invece, punta a un cambio radicale: nuove competenze, candidature da fuori regione, profili capaci di riportare ossigeno in un sistema sotto pressione.

Un obiettivo che fino a ieri sembrava impossibile. I manager di Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia – considerati i più contesi – hanno sempre guardato altrove, frenati da stipendi poco competitivi e procedure troppo politicizzate. Ora però qualcosa potrebbe muoversi. L’ex sindaco di Bari, forte dei rapporti costruiti negli anni alla guida dell’Anci, potrebbe fungere da catalizzatore, convincendo dirigenti esperti a scommettere sulla Puglia. Un’ipotesi che alimenta più di un retroscena nei corridoi della sanità regionale. Un’occasione anche per rientri in Puglia, come ad esempio quello di Giovanni Gorgoni, oggi alla guida della Asl di Asti, con un passato da direttore del Dipartimento Salute. Ma anche Giovanni Migliore, ex direttore generale dell’Ares, oltre a qualche ritorno eccellente a livello locale come Fabrizio D’Addario, in passato alla guida di «Sanitaservice Bari».

Profili che, per ora, nessuno si azzarda a confermare ufficialmente, ma che hanno già iniziato a muovere gli equilibri sottotraccia. Il percorso è chiaro, ma lungo: pubblicazione degli avvisi, riapertura degli albi per direttori generali, sanitari e amministrativi, composizione della commissione di valutazione – due membri regionali e uno ministeriale – e infine la definizione del nuovo elenco di idonei. Solo dopo, le nomine. Un iter che richiederà almeno quattro o cinque mesi, con l’arrivo dei nuovi direttori non prima di maggio 2026. Un azzardo? Forse. O forse il primo vero segnale di una stagione che vuole voltare pagina, proprio là dove la Regione Puglia è più esposta, più osservata e più fragile: nella sanità. Decaro ha scelto di partire da qui. E il messaggio, per chi conosce i meccanismi del potere regionale, è tutt’altro che secondario.

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