Una cortina di ferro attorno alla macchina regionale. È questa l’immagine che filtra dai primi ragionamenti del nuovo corso pugliese, deciso a partire con un cambio di passo netto rispetto al passato. Prima ancora delle deleghe e degli equilibri politici, la priorità sarà blindare procedure, conti e meccanismi decisionali: più controlli interni, verifiche serrate su assunzioni e concorsi, e soprattutto un giro di vite su appalti, spese di gestione e uscite delle agenzie e degli enti partecipati. Accanto ai dossier caldi di sanità ed emergenza idrica, il tema della legalità amministrativa diventa asse portante dell’avvio di legislatura.
Nei ragionamenti dello staff del neo governatore pesa l’eredità di un decennio segnato da inciampi e ombre. Dall’arresto dell’ex dirigente della Protezione civile, Mario Lerario, nel 2021, ai presunti sprechi legati all’ospedale Covid e alla fabbrica delle mascherine, fino alle inchieste giudiziarie che hanno attraversato diversi settori dell’amministrazione. Sotto la lente, negli anni, sono finite operazioni come la discussa trasferta a Miami di «Puglia Sviluppo», la gestione dei fondi per spettacoli, film e festival e i casi che hanno coinvolto l’Asset. Senza dimenticare le vicende giudiziarie che hanno toccato l’ex assessore all’Urbanistica, Alfonso Pisicchio e l’ex titolare dei Trasporti, Anita Maurodinoia. Da qui l’idea di un provvedimento ad hoc: rafforzare l’anticorruzione, introdurre sistemi automatici di monitoraggio delle spese, intervenire in modo selettivo in caso di scostamenti, tagliando dove serve invece di gonfiare i capitoli di bilancio. Un’impostazione che mira a prevenire, più che a rincorrere, eventuali criticità.
In parallelo corre la partita della nuova giunta. L’annuncio ufficiale arriverà dopo la proclamazione degli eletti, ma il metodo cambia: niente tavoli preliminari con i partiti. La strategia è presentare una prima proposta già strutturata e aprire il confronto solo in un secondo momento, riducendo tempi e veti incrociati. Politica sì, ma affiancata da competenza e operatività: assessori smart, pronti a partire subito con piani, progetti e risorse. I criteri sono stringenti: peso elettorale, parità di genere, equilibrio territoriale e fiducia personale. Tra le certezze c’è Donato Pentassuglia, destinato a un ruolo di primo piano, mentre per il presidente uscente, Michele Emiliano, si profila lo Sviluppo economico, anche per disinnescare tensioni interne in una fase di avvio delicata.
Il welfare potrebbe andare a Elisabetta Vaccarella. Posto assicurato anche per Francesco Paolicelli e Tommaso Minerva, mentre Toni Matarrelli è in predicato per la presidenza del Consiglio regionale. L’unica casella esterna dovrebbe spettare ad Alleanza Verdi e Sinistra. Rischia invece di restare fuori «Avanti Popolari» dell’assessore uscente Gianni Stea, con l’ipotesi di una ricollocazione nell’area riformista di Matteo Renzi e possibili compensazioni nel sottogoverno. Un equilibrio complesso da chiudere in fretta: perché, finite le feste, la legislatura dovrà correre.










