Francesco Boccia, senatore del Pd tra i più vicini alla segretaria nazionale Elly Schlein, era stato chiaro: «Ad Antonio Decaro non c’è alternativa». E così, nonostante le polemiche e i malumori delle ultime settimane, l’eurodeputato ed ex sindaco di Bari sarà il candidato del centrosinistra alla presidenza della Puglia.
L’ufficialità potrebbe arrivare già domani, al termine di un vertice romano in cui Pd e alleati dovrebbero sciogliere i nodi delle candidature nelle Regioni al voto in autunno. Oggi, intanto, tocca al centrodestra: dopo il vertice flop dei giorni scorsi, i leader della coalizione si rivedranno per mettere il sigillo sui nomi degli aspiranti governatori. Tra questi Mauro D’Attis, deputato brindisino di Forza Italia, destinato a guidare lo schieramento di conservatori e moderati in Puglia.
L’annuncio di Decaro
Pd e alleati, come si diceva, non hanno alcuna intenzione di privarsi di Decaro. Le alternative ci sarebbero – si è parlato di Loredana Capone, Raffaele Piemontese e dello stesso Boccia – ma non c’è paragone con un candidato forte come l’eurodeputato, capace di raccogliere mezzo milione di voti alle elezioni del 2024. Insomma, il ragionamento che fanno in via del Nazareno è semplice: con Decaro la vittoria è assicurata, quindi il candidato non può che essere lui. Stop.
Lo schema
Una volta ufficializzata la candidatura di Decaro, però, bisognerà costruire la coalizione di centrosinistra di cui faranno parte senz’altro Movimento Cinque Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e i civici di area. A quel punto il candidato presidente fisserà alcuni “paletti”. Il primo: altolà ai trasformisti per evitare che la “transumanza” di consiglieri da uno schieramento all’altro comprometta la solidità dell’amministrazione. Seconda regola: niente spazio a candidati indagati o condannati per reati contro la pubblica amministrazione, il che impedirebbe la presenza dei consiglieri uscenti Filippo Caracciolo e Michele Mazzarano nelle liste.
Ma la prima condizione che Decaro vuole imporre è un’altra: no alla candidatura di Michele Emiliano e dell’ex governatore Nichi Vendola a consiglieri regionali. «Il timore è che possano condizionare l’azione di governo», dice una gola profonda del centrosinistra. E questo vale soprattutto per Vendola al quale Alleanza Verdi e Sinistra sta chiedendo con insistenza di tornare in campo: con lui candidato il partito potrebbe raggiungere anche l’8% dei consensi, mentre senza di lui rischierebbe di non superare lo sbarramento del 4.
Un Vendola in aula, però, sarebbe una spina del fianco molto più di Emiliano che invece potrebbe rinunciare a candidarsi a consigliere, incassando poi un assessorato esterno in vista della candidatura al Parlamento nazionale nel 2027. La questione, dunque, è delicata ma Decaro potrebbe presto affrontarla forte dell’investitura ricevuta da Pd e alleati.
Sul fronte opposto
In attesa dell’annuncio della candidatura di Decaro per il centrosinistra, oggi a Roma si riuniranno i vertici nazionali del centrodestra. Dopo la fumata grigia dei giorni scorsi, la premier Giorgia Meloni, i vice Antonio Tajani e Matteo Salvini e il deputato Maurizio Lupi contano di chiudere la partita delle candidature in Veneto, Toscana, Marche, Campania e, appunto, Puglia. Qui i giochi sembrano fatti, con Forza Italia che ha di fatto “prenotato” la candidatura e si prepara a indicare Mauro D’Attis come sfidante di Decaro: un riconoscimento per il parlamentare brindisino che comunque, forse già prima del voto, dovrebbe incassare la nomina a sottosegretario.