I dazi doganali al 30% imposti dall’amministrazione americana Trump sui prodotti esportati dall’Unione europea rischiano di mettere in ginocchio le imprese pugliesi che agli Stati Uniti vendono prodotti di eccellenza per oltre 900 milioni di euro l’anno. A lanciare l’allarme è Sergio Fontana, presidente della Confindustria regionale, che sollecita «un’azione immediata» da parte di Governo nazionale e Unione europea.
Lo scenario
I timori di Fontana riguardano soprattutto olio d’oliva, pasta, vino, componentistica meccanica e altri beni strategici: «Parliamo di eccellenze che portano il nome della Puglia nel mondo e che ora si trovano penalizzate in uno dei mercati più importanti per l’export italiano». Ma le tariffe recentemente annunciate dal presidente Donald Trump non sono l’unico problema per le imprese pugliesi, già costrette a fare i conti con la svalutazione del dollaro che rende più onerosi gli acquisti all’estero per i consumatori americani. In altre parole, l’introduzione di barriere commerciali rappresenta un ulteriore ostacolo per le aziende pugliesi in un contesto economico complessivo già fragile.
L’appello
La soluzione al problema dei dazi, secondo Fontana, è l’attivazione della di una «diplomazia economica efficace»: «Servono – aggiunge il presidente degli industriali pugliesi – misure urgenti di supporto per le aziende più esposte, in particolare le piccole e medie imprese e le aziende esportatrici, richiamando l’attenzione delle istituzioni nazionali ed europee sulla necessità di difendere con determinazione l’accesso equo ai mercati globali e promuovendo un commercio basato su regole chiare e reciproche». Di qui la conclusione: «Il sistema produttivo del Mezzogiorno, già sotto pressione, non può subire ulteriori ostacoli alla sua crescita e sarebbe aggravato dalla svalutazione dell’euro rispetto al dollaro, che rende più onerose le importazioni e meno remunerative le esportazioni – spiega Fontana – In un momento storico in cui si parla di Zes unica, coesione e rilancio del Sud, i dazi rischiano di vanificare gli sforzi fatti per rafforzare la competitività. Non possiamo permettercelo. La Puglia deve continuare a essere ponte economico verso il Mediterraneo e il mondo».
I dati
Secondo un recente studio della Cgia di Mestre, le regioni meridionali sono quelle più esposte alle conseguenze della guerra commerciale scatenata dall’amministrazione americana. A differenza del resto del Paese, infatti, la quasi totalità delle regioni del Sud presenta una bassa diversificazione dei prodotti venduti nei mercati esteri. Per quanto a rischio, però, l’economia pugliese dovrebbe risentire delle nuove tariffe doganali in misura minore, in virtù della consolidata capacità di diversificare i mercati di sbocco.