L’introduzione dei dazi statunitensi potrebbe colpire duramente l’economia agroalimentare pugliese, mettendo a rischio un settore già fragile. Il grido d’allarme arriva dalla Uila Puglia, l’Unione italiana dei lavori agroalimentari, e dal suo segretario generale, Pietro Buongiorno, che evidenzia possibili ripercussioni negative causate da una contrazione dell’export regionale, in un momento in cui il comparto stava registrando una crescita significativa.
Le ripercussioni
Stando ai dati del sindacato, la Puglia aveva chiuso il 2023 con un incremento delle esportazioni vicino al 20%, con settori chiave come quello olivicolo che ha segnato un +60% rispetto all’anno precedente. Anche il settore vitivinicolo e quello dei farinacei hanno registrato un +11%, mentre il comparto frutticolo è cresciuto del 17% in valore. Questi numeri testimoniano una tendenza positiva che, ora, potrebbe essere compromessa dalle nuove barriere tariffarie imposte dagli Usa. La Puglia, secondo il report di Cia-agricoltori, esporta proprio lì prodotti agroalimentari per un valore complessivo di circa 153 milioni di euro, pari al 5,2% delle esportazioni totali del settore regionale. Il territorio più esposto è la provincia di Brindisi, che destina al mercato americano l’11% della produzione, per un fatturato superiore ai 19 milioni. Seguono la provincia di Barletta-Andria-Trani con il 7% (21,8 milioni di euro), il Foggiano con il 6% (24,1 milioni), la provincia di Bari con il 5% (80,5 milioni) e, in misura minore, il Leccese (3%) e il Tarantino (2%).
La crisi all’orizzonte
Gli effetti dei dazi potrebbero essere molteplici: oltre alla riduzione della domanda da parte del mercato statunitense, si teme una maggiore competitività di prodotti esteri, in particolare spagnoli, che potrebbero avvantaggiarsi di prezzi più bassi. L’olio d’oliva pugliese, fiore all’occhiello della regione, rischia di subire un duro colpo, con una perdita di quote di mercato a favore della concorrenza iberica. Una possibile risposta a questa nuova sfida arriva da Giuseppe Romano, coordinatore della struttura di missione Zes unica, che suggerisce di intervenire con una maggiore semplificazione burocratica per le imprese pugliesi, per ridurre i costi e migliorare la competitività. «In base al numero delle autorizzazioni uniche – dice Romano – la Puglia in questo momento per il 2025 si classifica al primo posto insieme alla Campania. C’è un trend in crescita». Accorciare i tempi amministrativi e agevolare l’accesso ai mercati potrebbe così rappresentare un primo passo per contrastare gli effetti negativi dei dazi. L’economia pugliese, insomma, è in bilico tra due forze contrastanti: da un lato il rischio di una contrazione delle esportazioni a causa dei dazi, dall’altro l’opportunità di rafforzare la propria posizione sui mercati globali attraverso strategie di innovazione. Il futuro del settore dipenderà, dunque, dalle scelte che verranno adottate nei prossimi mesi e dalla capacità delle imprese di adattarsi a un contesto commerciale sempre più complesso e competitivo.