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Da Cerignola a Pesaro per incendiare un’azienda: in manette 4 pugliesi

Sono quattro le persone, per gli inquirenti autori materiali dell’incendio scoppiato l’11 aprile scorso nello stabilimento industriale Sigilla di Pesaro distrutto dalle fiamme, raggiunte da un’ordinanza emessa dal gip del tribunale di Pesaro.

Si tratta di tre plurigiudicati di Cerignola, due dei quali sottoposti a custodia cautelare in carcere, uno agli arresti domiciliari, e una quarta persona, con precedenti penali, che vive a Jesi a cui è stato applicato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Dei quattro indagati colpiti da misura cautelare, uno risulta al momento irreperibile ed e’ attivamente ricercato dai carabinieri. Il provvedimento segue una complessa attivita’ d’indagine coordinata dalla procura di Pesaro ed eseguita dal personale dell’Arma.

Dall’analisi delle telecamere presenti nella zona, i carabinieri hanno individuato quattro uomini, arrivati a bordo di un’utilitaria, che sono entrati all’interno del capannone industriale dopo averne forzato il portone d’ingresso e, utilizzando del liquido infiammabile contenuto in una bottiglia, hanno dato vita all’incendio, allontandosi sempre a bordo della stessa vettura, la cui targa è stata successivamente individuata attraverso l’analisi dei veicoli in ingresso e uscita dal centro urbano di Pesaro, registrati dal sistema TargaSystem.

Un’auto noleggiata in provincia di Torino da una persona completamente estranea alle indagini, dotata di un sistema di localizzazione satellitare, il cui tracciamento da parte degli investigatori ha portato all’identificazione certa dei quattro autori del reato e di ricostruire quanto era accaduto. L’auto era partita da Cerignola (Foggia) nel pomeriggio dell’11 aprile, aveva raggiunto Pesaro pochi minuti prima dell’incendio percorrendo l’autostrada A14 ed era tornata a Cerignola, dopo una serie di soste presso alcune aree di servizio, abitazioni e distributori di carburante dislocati lungo il tragitto. Incrociando tutti i dati a disposizione, i carabinieri sono riusciti a dare un’identità a ciascun soggetto ripreso dai vari sistemi di sorveglianza fornendo alla procura un quadro accusatorio chiaro.

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