Le orchidee sono creature evolute, longeve e resistenti e forse è anche questo che le rende affascinanti: belle e delicate eppure coriacee. «Già fiorivano quando ancora galoppavano i dinosauri, soltanto che quelli sono scomparsi da un pezzo e le orchidee no», spiega Angela Rossini, una botanica che a questi fiori dedica la sua vita e che ne ha perfino scoperta una, mai segnalata prima, a cui, però, non ha dato il suo nome, bensì quello del luogo in cui cresce, Mattinata, la “farfalla del Gargano”, per la sua originaria forma urbanistica, terra assolata e bagnata dal mare.
Una scoperta
«Io sono lombarda, sono una botanica e insegnante. Ho sempre amato la natura interessandomi allo studio delle erbe e delle piante – racconta mentre lavora in giardino – e quando sono venuta qui ho trovato un ambiente che mi ha affascinato. Conoscevo il mondo delle orchidee e ho iniziato la ricerca in campo che mi ha permesso di fare una pubblicazione e arrivare a stabilire quante specie di questo fiore ci sono sul Gargano e a Mattinata e le ho catalogate». Insomma, a Linneo, nel XVIII secolo, si deve la nomenclatura delle specie, anche se il loro nome, dal greco “orchys”, risalirebbe a Teofrasto (III secolo a.C.) mentre Rossini le ha censite e catalogate, almeno quelle che crescono sul promontorio pugliese e a Mattinata: un centinaio le prime, oltre 60 le seconde, fra cui la Ophrys mattinatae.
Una storia antica
«Sono preistoriche – spiega l’autrice, insieme a Giovanni Quitadamo, di Orchidee spontanee nel parco nazionale del Gargano. Guida fotografica al riconoscimento – e hanno la capacità di evolversi con il mutamento delle situazioni esterne, sono dei fiori molto evoluti, perfino Darwin le ha studiate. Per sopravvivere riescono a modificarsi e ad adattarsi ai cambiamenti dell’ambiente circostante ed è il motivo per cui queste orchidee sono ancora qui davanti a noi». «Sono fiori unici in natura anche per la loro struttura e hanno escogitato stratagemmi per poter sopravvivere: le orchidee sono dotate di una parte del fiore, che si chiama labello, per attirare insetti impollinatori che le diffondono, senza non potrebbero sopravvivere», spiega Angela rossini, ammettendo di non avere perso il piglio dell’insegnante.
L’habitat
Ma perché il Gargano, così aspro, fra cielo e mare, pascoli e foresta, è un habitat così favorevole per le orchidee? «Fioriscono in tutto il mono, ad accezzione delle zone estreme, ghiacciai e deserti – spiega la botanica – Quelle tropicali, epifite, sono abbarbicate agli alberi mentre in ruropa abbiamo quelle terricole». Nel vecchio continente se ne contano 500 specie, di cui 200 in Italia e circa la metà sul Gargano, con oltre 60 soltanto a Mattinata. «Qui c’è un ecosistema perfetto che permette loro di fiorire in gran quantità. Un primato, spiega – dovuto alla biodiversità di questa terra, alla sua varietà di ambienti, c’è la pianura, la collina, la montagna, i prati incolti e assolati che favoriscono la fioritura di queste straordinarie piante e un habitat non eccessivamente antropizzato».
La bellezza
E se pure queste orchidee terricole vengono considerate “sorelle minori” di quelle in bella vista nelle vetrine dei fioristi, non hanno nulla da invidiare per forme, colori, e profumi. Vanno dal rosso al giallo, marrone, arancione, viola. Le più alte, che raggiungono i 50 centimetri, sono quelle che preferiscono i luoghi ombrosi, il bosco, il sottobosco e si trovano, per esempio, nella Foresta Umbra, una riserva naturale protetta nel parco nazionale del Gargano. È stata la loro bellezza a portare Angela Rossini in questa terra. Viveva e insegnava a Begamo, dove ha conosciuto un suo collega, di Mattinata, l’uomo che sarebbe diventato suo marito.
L’omaggio al Gargano
Scherzando dice, «ho sposato il Gargano», che ama profondamente, tanto da chiamare col nome di Mattinata l’orchidea che ha scoperto. «Ho voluto omaggiare questa cittadina, per noi è importante», dice con grande senso di appartenenza. «Quando sono arrivata qui ho trovato un ambiente che mi ha affascinato. Questo è un paradiso per i botanici e per gli amanti della natura come me. Sono circa 40 anni che mi dedico allo studio delle orchidee e scoprirne una, pochi anni fa, non ancora segnalata, è stata una emozione grande».