In Puglia il tessuto produttivo è sempre più esposto al rischio di attacchi informatici. I numeri lasciano poco spazio a dubbi: tra il 2019 e il 2023 i reati informatici denunciati dalle imprese pugliesi sono aumentati del 54,7%, una crescita che pone la regione ai primi posti in Italia per incremento di episodi di cybercrime. A lanciare l’allarme è Confartigianato, che certifica come i crimini digitali contro le aziende stiano crescendo a una velocità superiore rispetto agli altri illeciti: +45,5% in quattro anni contro il 10% in più dei reati complessivi. Se in Toscana l’impennata è stata addirittura dell’88,3% e in Veneto del 63,7%, la Puglia non è distante e paga la fragilità di un tessuto produttivo fatto in gran parte di piccole e medie imprese. Realtà dinamiche, spesso innovative, ma poco strutturate sul fronte della sicurezza informatica.
Il terreno fertile
Ed è proprio questo che attira i cybercriminali. Le forme di attacco più diffuse vanno dal phishing al social engineering e rappresentano quasi la metà dei casi. In pratica, truffe digitali capaci di ingannare gli utenti con e-mail o messaggi fasulli, inducendoli a condividere credenziali e dati sensibili. Seguono i malware, ovvero software malevoli che infettano i sistemi, e i ransomware, che bloccano i computer con una successiva richiesta di riscatto.
Sempre più spesso questi strumenti vengono potenziati dall’uso dell’intelligenza artificiale, che rende le truffe più sofisticate e difficili da riconoscere.
I settori coinvolti
Il manifatturiero e l’agroalimentare sono i settori più colpiti, insieme ai servizi, alla moda e al turismo. Non mancano i casi in agricoltura: nel Salento alcune aziende agricole hanno denunciato tentativi di truffa online, soprattutto attraverso false fatture e campagne di phishing mirate. Eppure, nonostante la consapevolezza sia alta, le difese restano insufficienti. Il problema principale resta quello delle competenze. Basti pensare che in Italia il 22,8% delle imprese segnala difficoltà nel trovare personale specializzato in cybersecurity, quasi il doppio della media europea. Nel 2024 erano richiesti oltre seimila esperti tra progettisti e amministratori di sistemi, ma quattromila di questi profili sono rimasti introvabili.
Anche in Puglia, le aziende faticano a reperire figure professionali capaci di proteggere i dati aziendali, soprattutto tra le realtà medio-piccole che non hanno la forza di creare team interni dedicati.
Gli effetti si vedono nei mesi più delicati per la regione. Durante l’estate, quando il turismo spinge al massimo i flussi digitali, la Puglia ha registrato quasi un quinto degli incidenti informatici italiani. Segno che gli hacker colpiscono quando i sistemi sono più sotto stress e le difese meno attente.
Per molti imprenditori pugliesi la sfida è ormai chiara: la digitalizzazione è un passaggio obbligato, ma senza sicurezza diventa un boomerang. Proteggere i dati e i sistemi non è più un lusso, ma una condizione minima per continuare a fare impresa. Formazione, assistenza specialistica, incentivi mirati: queste le richieste che arrivano dal mondo produttivo.