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Criminalità in Puglia, Piccolotti: «Da baby gang a mafiosi in erba. I social sono il terreno di coltura» – L’INTERVISTA

Le baby gang? Un ricordo. I giovani teppisti? Sono cresciuti. Gli episodi di violenza urbana che si moltiplicano anche in Puglia (Giovinazzo, Ruffano, Foggia, per citarne solo alcuni) e sempre più spesso hanno per protagonisti ragazzi poco più che adolescenti o appena maggiorenni richiedono fermezza nelle risposte delle istituzioni competenti.

Ne è convinta Elisabetta Piccolotti, deputata di Alleanza Verdi Sinistra, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

Quanto dobbiamo preoccuparci?

La situazione è decisamente allarmante e ha già superato i livelli di guardia da tempo. Nei cittadini la percezione del pericolo è palpabile: questi giovanissimi che girano armati non hanno scrupoli nemmeno davanti ai soggetti più deboli, come possono essere disabili o anziani.

Cosa sta succedendo?

Per quanto riguarda le responsabilità politiche, praticamente niente. Per questo Governo, fin dall’inizio, le priorità sono sembrate altre, tutte irrilevanti: i rave party, il Leoncavallo.

E per quanto riguarda il fenomeno specifico?

Si è alzata l’asticella della delinquenza: quelle che abbiamo definito baby gang fino a poco fa, oggi sono diventate vere e proprie organizzazioni violente.

Un problema diffuso: anche il nord è alle prese con i cosiddetti «maranza».

Non è la stessa cosa. I «maranza» sono perloppiù di origine straniera, anche di seconda o terza generazione, che incontrano difficoltà di integrazione e sfogano in maniera insana rabbia e frustrazioni. Al Sud, Puglia compresa, la questione è forse perfino più seria: questi ragazzini o sono rampolli di famiglie malavitose o hanno rapporti con la criminalità locale.

Da cosa lo deduce?

Certi cognomi, purtroppo, sono tristemente noti alle forze dell’ordine e alla magistratura. E poi le armi: in tasca ne hanno una a testa; gli atteggiamenti mafiosi che assumono sia sui social che per strada; un’attitudine alla violenza che è finalizzata all’affermazione della legge del più forte.

E perché tira in ballo il Governo?

Perché ha uno sguardo strabico. Perché ha dimenticato il Sud, anche se prova a convincere la gente del contrario. Perché non fa nulla per ridurre il numero di armi in circolazione.

Ha fatto riferimento ai social. Come contribuiscono al problema?

Sono il terreno più fertile per diffondere la cultura mafiosa. Questo è un tema serio e da approfondire con urgenza per capire come arginare il fenomeno. Ricordiamoci sempre che non basta reprimere, ma è necessario soprattutto educare.

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