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Cremazione in Puglia tra liste d’attesa e appetiti della criminalità organizzata

La tendenza è stata accelerata dalla pandemia: il numero delle persone defunte che vengono cremate è in continuo aumento, anche in Puglia, seppure la regione resta agli ultimi posti nella classifica nazionale, come evidenzia anche un recente studio elaborato in collaborazione con Utilitalia Sefit (servizi funerari pubblici italiani). I numeri Dunque, la pratica della cremazione…

La tendenza è stata accelerata dalla pandemia: il numero delle persone defunte che vengono cremate è in continuo aumento, anche in Puglia, seppure la regione resta agli ultimi posti nella classifica nazionale, come evidenzia anche un recente studio elaborato in collaborazione con Utilitalia Sefit (servizi funerari pubblici italiani).

I numeri

Dunque, la pratica della cremazione è in costante crescita. Nel 2021 a fronte di 709.035 decessi sono state eseguite circa 244.196 cremazioni, con una incidenza percentuale che supera il 34 per cento. Cinquant’anni prima, nel 1970 primo dato disponibile, fornito dalla Federazione italiana per la cremazione, erano state appena 1.051. Aumentano le cremazioni e aumentano anche gli impianti destinati alla pratica: all’inizio del terzo millennio erano 35, nel 2021 sono passati a 89 e attualmente ne sono censiti 91, due dei quali in Puglia, a Bari e Foggia precisamente, ma con percentuali ancora irrisorie rispetto ai numeri registrati in altre parti d’Italia, ma anche nella vicina Campania, tanto che anche per la cremazione le liste di attesa pugliesi fanno registrare tempi di 15-20 giorni per trovare adempimento alla volontà del caro estinto e della sepoltura da parte dei familiari.

La sperequazione

Ci vorrebbe un Lep anche per garantire le cremazioni del caro estinto, visto le enormi differenti presenti tra le aree del Paese, dove il Mezzogiorno presenta una carenza d’impianti con regioni, come la Basilicata, che non prevedono impianti crematori sul proprio territorio. Insomma, il fenomeno in crescita della cremazione si presta a una disomogeneità territoriale, con il Nord storicamente più attrezzato, ponendosi ai vertici nazionali, con il Centro che fa registrare un costante aumento dei servizi e un Sud che, come al solito, arranca, non solo per ragioni culturali, visto che la pratica della cremazione deve superare numerosi tabù ideologici e credenze popolari. Sullo sfondo poi c’è anche il solito ritardo della attività legislativa e normativa che non disciplinando compiutamente il settore, costituisce a un ostacolo all’attività imprenditoriale e alla regolamentazione degli impianti e sulle emissioni in atmosfera.

I condizionamenti

Cresce il fenomeno della cremazione, ma anche gli appetiti della criminalità organizzata, tanto che nel 2019 l’allora prefetto di Foggia, Raffaele Grassi, aveva emesso un provvedimento d’interdittiva antimafia nei confronti della società “Progetto Finanza di Capitanata srl” che gestisce per conto del Comune di Foggia i servizi cimiteriali e di cremazione a causa di elementi «tali da suffragare il pericolo di condizionamento nel regolare andamento delle pubbliche amministrazioni».

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