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Cronaca Puglia

Corruzione, parla il procuratore capo Rossi: «La società si è assuefatta» – L’INTERVISTA

«La società si è assuefatta ai fenomeni di illegalità diffusa, quale la corruzione o l’evasione fiscale. Ma senza il rispetto delle regole fondamentali sociali si incentiva anche la criminalità organizzata che si nutre di corruzione ed evasione fiscale». Un quadro preoccupante quello dipinto dal procuratore capo del tribunale di Bari, che L’Edicola ha intervistato sul tema della corruzione.

Uno degli ultimi studi, quello redatto da Libera ha collocato la Puglia ai primi posti in Italia per numero di inchieste aperte e indagati per corruzione.

«Le statistiche non sempre fotografano la realtà. Se vi sono più indagini, ad esempio, emergono fenomeni esistenti che prima erano nascosti. In ogni caso quello che è evidente è l’esistenza di un diffuso fenomeno corruttivo, in particolar modo nel mondo degli appalti. Fenomeno gravissimo perché comporta la cattiva realizzazione delle opere a prezzi notevolmente più alti. L’imprenditore corruttore recupera la “mazzetta” a spese dei cittadini che pagano le tasse».

Tra tutte le Procure spicca Bari. È un segnale di maggiore attenzione al fenomeno?

«Non vi è dubbio che la Procura di Bari ha esercitato la sua doverosa azione di giustizia con numerosi procedimenti in Pubblica Amministrazione. Anche le forze dell’ordine non hanno sottovalutato il fenomeno. Purtroppo, sono reati che richiedono, per la particolare scaltrezza dei responsabili, una fatica enorme per accertarli».

Il caso Lerario ha evidenziato alcune carenze nel sistema di controllo da parte dei presidi anticorruzione.

«I presidi previsti dalle leggi ci sono. Bisogna solo farli funzionare».

Cos’altro si può fare?

«Prevedere sanzioni ai dirigenti che non hanno attuato le procedure di controllo».

L’importanza delle intercettazioni in inchieste come queste, come dimostra anche l’ultima sui dirigenti Asl.

«Chi chiede di ridurre la potenzialità delle intercettazioni deve essere onesto. Deve dire che si vuole ridurre la capacità investigativa per esonerare i politici e i funzionari dai controlli. Tutto si può fare; in democrazia l’importante è dirlo».

Il whistleblowing è ancora poco utilizzato. Come mai?

«Vi è una tendenza nella società all’omertà che rende difficile la denuncia».

Ma la corruzione è davvero così incancrenita nel tessuto sociale? C’è una sorta di accettazione, di rassegnazione condivisa?

«Questo è il punto più problematico. La società si è assuefatta ai fenomeni di illegalità diffusa, quale la corruzione o l’evasione fiscale. Ma senza il rispetto delle regole fondamentali sociali si incentiva anche la criminalità organizzata che si nutre di corruzione ed evasione fiscale. Certo non aiuta il clima di chi, sottoposto al controllo, ritiene sempre di essere un perseguitato».

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