In Puglia, il quadro dei consumi familiari restituisce luci e ombre. La conferma arriva dall’analisi effettuata dal Centro Studi Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere sulle spese delle famiglie nel 2023. In questo scenario, Foggia è all’ultimo posto in Italia per spesa pro-capite: appena 13.697 euro a testa, meno della metà dei 30.993 euro registrati a Milano, prima in classifica. Una distanza che riflette le difficoltà strutturali del territorio. Le ultime venti province italiane per consumi individuali sono tutte meridionali, e la Capitanata ne è il simbolo, a conferma di come il basso livello di consumi rappresenti anche un indicatore delle criticità economiche e occupazionali della provincia.
L’altro aspetto
Nonostante ciò, il Mezzogiorno, e con esso la Puglia, mostra comunque segnali di vitalità: tra il 2019 e il 2023 l’aumento dei consumi nel Sud è stato del 15,7%, superiore alla media nazionale (+13,7%). «Se è vero che il gap con il Nord resta ampio, è altrettanto vero che le famiglie meridionali stanno reagendo, anche grazie a politiche di sostegno e a una ripresa della spesa alimentare», spiegano gli analisti di Unioncamere.
Questo trend è evidente anche nelle province pugliesi, sebbene con dinamiche differenziate. Bari e Lecce mostrano una tenuta maggiore, spinte dal turismo e da settori in crescita come la ristorazione e i servizi legati all’accoglienza. Foggia, invece, paga il prezzo di un tessuto economico più fragile e di livelli di reddito mediamente più bassi. Il quadro regionale ricalca quello del Sud: la spesa pro-capite in Puglia resta sotto la media italiana (20.510 euro), ma con segnali di recupero.
Lo stato nel Mezzogiorno
La forte crescita meridionale è trainata soprattutto dai beni alimentari, comparto in cui Roma guida la classifica nazionale, ma che vede anche nel Sud un incremento significativo. «Le famiglie riducono gli acquisti di beni non essenziali, ma destinano maggiori risorse al carrello della spesa», rileva l’indagine. La fotografia complessiva è dunque in chiaroscuro: da un lato una Puglia penalizzata da profonde disparità interne e dal peso di Foggia fanalino di coda, dall’altro un Sud che corre più del Nord in termini di dinamica dei consumi.
La sfida, ora, resta quella di trasformare questa ripresa in un consolidamento strutturale, sostenere i redditi e rafforzare il potere d’acquisto delle famiglie pugliesi. Un obiettivo cruciale per fare in modo che la crescita registrata negli ultimi anni non resti un episodio isolato, ma diventi il motore di un riequilibrio reale. Ridurre il divario tra Nord e Sud significa restituire alla Puglia un ruolo centrale nello sviluppo economico del Paese.