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Consorzi bonifica, Pagliaro contro tributo 630: «Brutta sorpresa per gli agricoltori»

«Per gli agricoltori una brutta sorpresa sotto l'albero di Natale: le ingiunzioni di pagamento del famigerato tributo 630. Un chiaro tentativo di fare cassa a spese dei consorziati, nonostante le opere di bonifica continuino a restare ferme». Ad affermarlo è il capogruppo uscente in Consiglio regionale de La Puglia Domani, Paolo Pagliaro, rieletto alle ultime…
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«Per gli agricoltori una brutta sorpresa sotto l’albero di Natale: le ingiunzioni di pagamento del famigerato tributo 630. Un chiaro tentativo di fare cassa a spese dei consorziati, nonostante le opere di bonifica continuino a restare ferme». Ad affermarlo è il capogruppo uscente in Consiglio regionale de La Puglia Domani, Paolo Pagliaro, rieletto alle ultime elezioni nella lista di Fratelli d’Italia. «E intanto – spiega – si allunga il bollettino degli sprechi del Consorzio, che ho più volte denunciato nella passata legislatura. L’ho fatto per evidenziare l’ingiustizia della pretesa del tributo 630, a fronte di interventi di bonifica fermi anche da anni».

Pagliaro sottolinea come «dal governo regionale si è alzato un muro rispetto alle mie reiterate richieste di sospendere le cartelle, che continuano a piovere a raffica benché non dovute. Durante la campagna elettorale per le regionali il Pd, campione di testacoda, ha messo nero su bianco nel suo programma l’azzeramento del tributo 630. L’ennesimo inganno, l’ennesima bugia che ho smascherato fin da subito e di cui – spiega – chiederò conto al neo-presidente Antonio Decaro e al futuro assessore all’agricoltura, non appena partirà la nuova legislatura».

Intanto, aggiunge il consigliere, «veniamo a sapere che il Consorzio di bonifica spenderà quasi un milione e mezzo di euro in 48 mesi per noleggiare 98 Panda ibride. Una inutile flotta di auto gialle, ferme in un parcheggio a Nardò. Questo è solo l’ultimo spreco di una lunga serie. E qui – conclude Pagliaro – tornano le storture dei vasi comunicanti tra Arif e Consorzio, figlie del conflitto d’interessi del commissario Francesco Ferraro, al tempo stesso direttore Arif».

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