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Conclave, in caso di stallo spunta la soluzione Semeraro

Un ex studente del Pontificio seminario regionale di Molfetta ricorda come fin dagli anni Novanta sua eminenza Marcello Semeraro - all’epoca docente - fosse noto «per le sue capacità diplomatiche e per sapere costruire relazioni solide». Una caratteristica che oggi, con la morte di papa Francesco, spinge il cardinale nato a Monteroni di Lecce 77…
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Un ex studente del Pontificio seminario regionale di Molfetta ricorda come fin dagli anni Novanta sua eminenza Marcello Semeraro – all’epoca docente – fosse noto «per le sue capacità diplomatiche e per sapere costruire relazioni solide». Una caratteristica che oggi, con la morte di papa Francesco, spinge il cardinale nato a Monteroni di Lecce 77 anni fa tra i “papabili”.

L’indiscrezione

Secondo quanto filtra nei dintorni della sala stampa vaticana e tra gli alti prelati che si incrociano in piazza San Pietro e nei pressi di Porta Angelica, quello di Semeraro «è un profilo che potrebbe risultare la soluzione a un eventuale stallo in conclave». In pratica, qualora tra i gruppi di cardinali non dovesse emergere un nome forte e condiviso si andrebbe a una figura di garanzia che sia «in continuità con il magistero di Papa Francesco» e che eviti «strappi tra conservatori e progressisti».

E il nome di Semeraro sembra essere quello più indicato, sia dal punto di vista anagrafico, «perché ci sono molti che temono lunghi pontificati alla Giovanni Paolo II, eleggendo cardinali giovani come Pierbattista Pizzaballa, di 60 anni», sia da quella «sintesi tranquilla» che è il tratto della personalità di Semeraro, visto che ci sono, per esempio, resistenze su nomi fortemente innovativi come e più di Francesco, a partire dal cardinale filippino Luis Antonio Gokim Tagle, considerato il “Francesco asiatico”, troppo legato al predecessore e a pezzi di Curia.

Infine, ci sono le richieste che giungono dai porporati europei, desiderosi di riportare il Pontificato nel vecchio continente dopo i 13 anni latinoamericani. Una questua motivava dalla considerazione che «la Chiesa è in crisi in Europa e nel mondo occidentale, in Asia, Africa e Sudamerica è viva e vitale».

Le divisioni

Intanto, il risiko del Conclave, a pochi giorni dall’extra omnes, si divide, oltre che per la provenienza geografica dei Cardinali o per il loro essere pastorali o curiali, in quattro grandi gruppi: progressisti sinodali, curiali moderati, tradizionalisti e figure di spessore geopolitico considerate “ponte”.

Tra queste c’è il nome di Semeraro a cui alcuni riconosco di essere «in continuità con Francesco senza essere divisivo; è un teologo e uomo di Curia che conosce bene la macchina vaticana; non rappresenta estremi; è vero che è italiano, ma viene da una Chiesa periferica – quella di Lecce – quindi non si corrono rischi di restaurazione ed è dotato di carisma mediatico e di qualità tattiche» che ne fanno uno dei principali outsider.

Soprattutto se gli elettori all’interno della Cappella Sistina non dovessero decidere immediatamente: tre o quattro scrutini con “fumate nere” potrebbero aprire la strada all’eminenza pugliese che diventerebbe così «il nome della pace».

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