Bolkestein non fa il bagno in Puglia e Minervini resta sepolto sotto la sabbia, mentre, nel marzo dell’anno scorso, il vicepresidente della Regione, Raffaele Piemontese, annunciava la volontà di procedere a una «revisione dell’attuale normativa attuativa del Piano regionale delle coste, risalente al 2011, in un’ottica di semplificazione che faciliti i Comuni nell’elaborazione dei Piani Comunali delle Coste».
Piani che faticano a essere attuati dalle amministrazioni locali – in Puglia sono meno di dieci i Comuni che hanno adottato il Pcc (Piano Comunale delle Coste), tra i quali Fasano, Ostuni, Mattinata e Ugento – per mancanza di chiarezza nella legislazione del sistema, visto che ci sono norme che s’inseguono da oltre un decennio con mancate soluzioni da parte dei governi nazionali, di qualsiasi orientamento politico.
Così l’intervento di Mattarella ha semplicemente posto all’attenzione un tema già sollevato dalle sentenze dei tribunali amministrativi che una parte politica – in questo caso la Lega più di ogni altra – tende a rimuovere o cerca di aggirare con calcoli “farlocchi”, relativi alla percentuale di concessioni balneari affidate ai privati, che non superano i livelli previsti per l’attuazione della direttiva Bolkestein – il cosiddetto accertamento “della scarsità della risorsa” – tanto che in Puglia sono tanti i Comuni, a cominciare da Bari, Taranto e più recentemente Brindisi, che hanno continuano a prorogare le concessioni.
«Meglio precisare che l’osservazione del presidente della Repubblica, sulla legge sulla concorrenza numero 214 del 30 dicembre 2023, non contiene alcuna disposizione sulle concessioni balneari, bensì quelle degli ambulanti», afferma Antonio Capacchione, presidente del sindacato italiano balneari aderente a Confcommercio che aggiunge «Ogni pretesto è utile pur di attaccare gli imprenditori balneari, calpestando la verità e la realtà. È urgente un intervento legislativo per dare certezza agli operatori secondo il diritto europeo. Inoltre, il presupposto per l’applicazione della Bolkestein si basa sull’accertamento della “scarsità della risorsa”, come sostenuto dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea nella sentenza del 20 aprile scorso. Accertamento che il Governo è impegnato a effettuare».
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Di Redazione24 Novembre 2024