Si complica, e non poco, la questione dei commissariamenti nelle aziende sanitarie pugliesi. Cinque strutture di peso – Asl BAT, Asl Taranto, Irccs Oncologico e De Bellis di Castellana, oltre ai Riuniti di Foggia – sono, di fatto, senza guida stabile dalla fine di settembre. La proroga tecnica di 45 giorni, che la giunta regionale avrebbe dovuto formalizzare per garantire la continuità gestionale, è rimasta sulla carta, lasciando un vuoto ai vertici della sanità pubblica regionale. Il rischio, adesso, è che la Puglia si ritrovi con la sanità commissariata direttamente dal governo centrale, come sanzione per l’inerzia della politica locale nel nominare i nuovi direttori generali.
Uno scenario che apre un caso politico e giuridico in piena campagna elettorale e che mette ancora una volta uno di fronte all’altro il governatore uscente Michele Emiliano e il suo successore in pectore, Antonio Decaro. Da settimane, i due non riescono a trovare un punto di incontro. Emiliano ha nuovamente chiesto a Decaro di procedere con le nomine dei nuovi manager, attingendo dall’albo dei candidati selezionati con la procedura avviata a metà agosto. Una lista pronta e già approvata dagli uffici regionali, che consentirebbe di chiudere rapidamente la partita. Ma Decaro ha ribadito il suo no, preferendo la via della proroga, per altri sei mesi, degli attuali commissari straordinari, in attesa dell’insediamento della nuova giunta, dopo le elezioni.
Una scelta tutt’altro che indolore. La legge nazionale consente, infatti, una proroga di soli 45 giorni per i direttori generali in scadenza, tempo necessario per garantire la transizione verso i nuovi incarichi. Diversa la disciplina per i commissari: la legge regionale del 2018 prevede un solo commissariamento, della durata massima di sei mesi, non rinnovabili. Eppure, nel corso della legislatura, non sono mancati i casi in cui questa regola è stata interpretata con una certa elasticità. Stavolta, però, il contesto politico rende la partita molto più rischiosa. Un eventuale prolungamento forzato dei commissariamenti – senza copertura giuridica – potrebbe spingere Palazzo Chigi a intervenire direttamente, commissariando la Regione Puglia per violazione delle norme di governance sanitaria. Una prospettiva che, alla vigilia della campagna elettorale, rappresenterebbe una vera e propria bomba politica.
Nel frattempo, negli uffici regionali si continua a navigare a vista. Se dovesse prevalere la linea di Decaro, resterebbero in sella gli attuali commissari: Colacicco alla Asl di Taranto (per il quale è atteso il parere dell’Avvocatura, essendo andato in pensione il 2 ottobre), Di Matteo alla Asl BAT, Pasqualone ai Riuniti di Foggia, Fruscio alla Asl Bari e al tempo stesso a scavalco al De Bellis di Castellana Grotte, e Delle Donne all’Irccs Oncologico di Bari.
Sul fronte opposto, il centrodestra assiste alla contesa e prepara l’affondo politico, parlando di «paralisi della sanità pugliese» e di «istituzioni ostaggio di logiche di potere». Mentre dai sindacati arrivano segnali di preoccupazione per il blocco delle decisioni strategiche e per la precarietà amministrativa in cui si trovano aziende fondamentali per la tenuta del sistema sanitario. In sostanza, l’ennesimo braccio di ferro Emiliano-Decaro rischia di lasciare scoperto il nervo più sensibile della Puglia: la sanità pubblica.
Una sfida di potere che, da questione tecnica, si è trasformata in un caso politico esplosivo, con possibili ripercussioni nazionali. E mentre la campagna elettorale entra nel vivo, la Regione resta appesa a un filo, sospesa tra le scadenze della legge e i calcoli della politica. In attesa che qualcuno decida, prima che a farlo sia Roma.