Un’azienda corrotta, intrisa in ogni sua articolazione di quella logica prevaricatoria tipica delle organizzazioni mafiose. La descrizione dell’Amtab, fatta dal collaboratore di giustizia Nicola De Santis nell’ambito della maxinchiesta Codice Interno, e finita nella relazione fatta dalla commissione ministeriale d’inchiesta al Comune di Bari (ora all’attenzione del ministro Piantedosi), porta alla luce altri preoccupanti elementi. Racconta le modalità con cui si sono svolti i concorsi, fa i nomi di altri politici che hanno sponsorizzato i loro “uomini”, ma anche di un sindacato controllato dall’interno dai clan baresi.
Il Direttivo del sindacato
«A noi (ndr, De Santis e Massimo Parisi) da subito ci hanno messo nel direttivo, per avere permessi sindacali, senza votazione, senza niente – spiega il pentito, affiliato al clan Capriati, autista Amtab dal 2004 al 2017 – In alcuni sindacati c’eravamo noi, e in altri minori non c’era nessuno. E quindi, prevaleva sempre quel sindacato». Ma, racconta ancora il collaboratore, in quel direttivo non c’erano solo i Parisi e Palermiti: «C’eravamo noi, io, Massimo, Michele, pure altri … Dino Campanale che lavorava alle Ferrovie Sud-Est, persone vicine al clan».
Il premio di produzione
Massimo Parisi, fratello del boss Savinuccio, “U Mest’”, come lo definiva lui stesso, in quel sindacato faceva il bello e il cattivo tempo, per fini personali: «All’epoca – racconta De Santis – non avevamo il premio di produzione, 2002, 2003, il premio produzione a livello nazionale fu eliminato ai nuovi assunti, ai 140. Come entrammo noi, e anche subito dopo, abbiamo iniziato a far leva, Massimo è entrato e non aveva il premio di produzione, ha iniziato a far leva ai segretari di fare un tavolo con l’azienda, e all’epoca facemmo l’accordo con Lozito, di emettere questo premio di produzione a tutti i lavoratori. Ha fatto leva su Piero Venneri e anche su altri, poi ha fatto leva anche su sindacalisti, segretari e aziendali. Piero doveva parlare con Lozito (ndr, l’allora presidente) e far riconoscere questo premio anche a loro. Piero ascoltava Massimo perché sapeva che era il fratello di Savino. Il sindacato, a noi, era in via Caldarola, a Japigia. Stavo nel direttivo anche io».
Il concorso del 2008
De Santis spiega agli inquirenti della Dda i trucchi per superare quel concorso, grazie al quale fu assunto Massimo Parisi: «Tre, quattro giorni prima del concorso, che era lì, nelle aule universitarie di via Re David, l’ex direttore Nunzio Lozito è andato a Roma, allo Studio Staff, c’aveva una lista di chi doveva entrare, perché erano il primo e il secondo gruppo. Il primo gruppo sono entrati tutti, ma alcuni di questi avevano già le domande, diciamo le schede in cui rispondere, invece ad altri hanno cambiato il codice a barre. Io sono andato al secondo piano, adesso non ricordo bene, le schede erano buttate su un tavolo e il codice a barre si spostava da una scheda all’altra. Alcuni che hanno dato la risposta sbagliata si è ritrovato con quella corretta, e viceversa, dopo che sono state scambiate le schede».