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Cronaca Puglia

Codice Interno, «I Voti per Mari? Non solo. Il compito era far entrare Di Rella e altri in Consiglio»

Del progetto politico finalizzato ad “azzoppare” il centrodestra barese alle comunali del 2019, l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri non sarebbe stato l’unico esecutore. Con lui avrebbero agito almeno altri due “pezzi da novanta” come Nicola Canonico ed Enzo De Candia, secondo una precisa strategia: formare tre liste civiche a sostegno del candidato sindaco Pasquale Di Rella, far eleggere un gruppo di consiglieri disposti a transitare successivamente nel centrosinistra e rafforzare così la posizione di Antonio Decaro alla guida del Comune di Bari.

Il retroscena

Due giorni fa, in circa cinque ore di deposizione, Olivieri, imputato nel processo “Codice Interno” per voto di scambio politico-mafioso, ha descritto ai giudici la strategia attuata nel 2019 dal centrosinistra per indebolire il centrodestra che «voleva riprendersi politicamente la città di Bari». La regìa sarebbe stata dell’attuale governatore pugliese Michele Emiliano che – è bene ricordarlo – è estraneo a qualsiasi vicenda giudiziaria e ha già preso le distanze dalla ricostruzione fatta da Olivieri in aula. A ogni modo, nel 2019 il centrosinistra non avrebbe fatto altro che sfruttare «una ingenuità» di Enrico Balducci: l’allora referente barese della Lega (oggi iscritto a Fratelli d’Italia) avrebbe rivelato proprio a Olivieri la disponibilità del centrodestra a valutare la candidatura a sindaco di Pasquale Di Rella, storicamente vicino a Emiliano.

«Andiamo con un candidato unico», avrebbe detto Balducci a Olivieri che in aula si è professato «sponsor di Di Rella» in virtù della sua «autorevolezza politica». Pochi giorni più tardi l’ex consigliere regionale sarebbe stato contattato da Emiliano che avrebbe ipotizzato questo scenario: far vincere a Di Rella le primarie del centrodestra in modo tale arrivare a un successivo (e impari) scontro elettorale tra quest’ultimo e Decaro, frantumando così i “sogni di gloria” della coalizione antagonista. «Così avremmo giocato in casa», ha precisato Olivieri. Risultato: di lì a poco Di Rella accettò di sfidare Fabio Romito e Filippo Melchiorre per la candidatura a sindaco di Bari.

Il “gruppo ristretto”

A perseguire questo progetto politico non sarebbe stato solo l’ex consigliere arrestato a febbraio 2024 che, in aula, ha fatto altri due nomi: quello di Nicola Canonico, in passato vicepresidente dell’Acquedotto Pugliese, e quello di Enzo De Candia, ex amministratore unico dell’Arca jonica di Taranto (entrambi estranei all’inchiesta e al processo “Codice Interno”).

«Formavamo un gruppo ristretto sul quale Di Rella poteva contare per vincere le primarie», ha aggiunto Olivieri. Il (presunto) progetto ebbe successo, grazie al carattere “aperto” delle primarie del centrodestra e cioè alla possibilità di far votare anche soggetti non formalmente iscritti a uno dei partiti di quella coalizione: con 7mila preferenze Di Rella vinse superando Romito e Melchiorre, fermi rispettivamente a 4mila e 2.600.

Le comunali

A quel punto, sarebbe scattata la seconda parte del piano: costruire tre liste civiche in grado di far entrare Di Rella e altri fedelissimi nel Consiglio comunale barese. Olivieri avrebbe allestito la formazione “Di Rella sindaco”, De Candia “Di Rella per Bari” e Canonico “Sport per Di Rella”. «In quel modo – ha aggiunto Olivieri – un gruppo di cinque consiglieri comunali avrebbe occupato gli scranni dell’opposizione polverizzando la minoranza, assicurando una maggioranza bulgara a Decaro e facendo salire il gradimento di Emiliano che nel 2020 si sarebbe potuto ricandidare con più forza alle regionali». Alla fine i consiglieri eletti furono soltanto tre – inclusi Di Rella e Maria Carmen Lorusso, moglie di Olivieri – che presto passarono nei ranghi del centrosinistra.

Le liste

In questo senso Olivieri ha illustrato anche i criteri di formazione delle liste, attività alla quale si sarebbe dedicato per 16 ore al giorno. «Il mio compito non era procacciare voti a mia moglie – ha spiegato l’ex consigliere regionale – ma scegliere candidati capaci di aiutare la lista a «raggiungere il quorum che andava da 5mila a 10mila voti» per entrare in Consiglio comunale. Per farlo, Olivieri non avrebbe valutato solo «l’esposizione sociale» ma anche il radicamento sul territorio. «Altrimenti – ha concluso – il mio peso e la mia credibilità politica sarebbero stati minati».


*ha collaborato Mara Chiarelli

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