È suonata l’ultima campanella e in attesa delle vacanze partono i centri estivi. Quest’anno il conto è ancora più salato perché la scuola chiude per 13 settimane (dovuto alle elezioni e referendum) Così l’Adoc, l’associazione dei consumatori rileva che nel 2025 il costo è lievitato rispetto all’anno precedente del 12,3% e un impressionante +22,7% rispetto al 2023. I dati arrivano con una indagine condotta in otto città italiane (Milano, Torino, Bologna, Roma, Firenze, Napoli, Bari e Palermo).
In Italia
Lo studio rivela che il costo medio settimanale di un centro estivo a tempo pieno in Italia si attesta a 173 euro. Per una famiglia con un solo figlio, che necessiti di otto settimane di centro estivo (considerando un mese di ferie dei genitori), la spesa media sfiora i 1.400 euro (1.384 euro). Le disparità territoriali sono marcate: le famiglie del Nord spendono mediamente 189 euro a settimana, al Centro 162 euro e al Sud 134 euro. Milano si conferma la città più cara, con un costo medio settimanale a tempo pieno di 227 euro, quasi il doppio rispetto a Bari (109 euro). A seguire Firenze (177 euro) e Bologna (172 euro). L’incremento dei costi è decisamente superiore all’inflazione media annua (pari all’1,7% nel 2025 secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale). Insomma per chi ancora lavora e non ha una rete familiare il salasso è assicurato.
Bari, l’avviso di un giorno
A Bari il Comune appena qualche giorno fa ha indetto un bando, dà una quota, un contributo, sono beneficiari dell’intervento i minori, nella fascia d’età 3-17 anni, residenti nel Comune, appartenenti a famiglie con reddito ISEE in corso di validità pari o inferiore a euro 25.000 euro. Ebbene l’avviso è stato pubblicato il 5 giugno ed era valido per 24 ore. Il motivo? Perché le richieste sono tantissime. E chi rimane fuori? Deve pagarselo da sé il centro estivo.
In provincia? Una chimera
Non se la passa meglio la provincia di Bari, anzi peggio. Molti Comuni danno una sorta di contributo forfettario alle strutture che organizzano il servizio che a fine percorso mostrano l’elenco dei propri iscritti e prendono una cifra, così l’ente locale se ne lava le mani. E le famiglie in media pagano comunque dalle 80 alle 100 euro a settimana. Il Comune di Ostuni con tanta buona volontà organizza un proprio campo estivo, gratuito. Ma i posti sono soltanto trenta. Un granello di sabbia rispetto alle richieste. Ed è comunque una eccezione.
Per il resto delle città pugliesi si va avanti con piccole cifre spalmate tra associazioni che si improvvisano ludoteche, centri riconosciuti a cui magari viene data la gestione delle palestre o dei giardini della scuola per poter intrattenere i piccoli magari fino alla prima settimana di agosto. Perché allora, quando arriva il solleone l’unica alternativa per genitori che lavorano e non vanno in vacanza è tenerli davanti alla tv o al massimo chiamare una tata, perché nessuno va oltre il 10 agosto. E qui i prezzi aumentano. Una babysitter prende in media dalle 10 alle 15 euro all’ora.
Tutto questo paragonato al nord d’Italia è lusso. Perché se è vero che qui non ci sono strutture o pochissimi posti pubblici, nel settentrione d’Italia le cifre sono da capogiro.
