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Carburanti, arriva la stangata: in Puglia i rincari sono superiori alla media

Gli effetti della crisi in Medio Oriente arrivano fino alle stazioni di servizio e la Puglia non è esente dal colpo. Il conflitto che sta agitando lo scacchiere geopolitico, comincia a pesare concretamente sulle tasche dei cittadini. Lo dimostrano i dati ufficiali del Ministero delle Imprese e del Made in Italy che segnalano un nuovo…
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Gli effetti della crisi in Medio Oriente arrivano fino alle stazioni di servizio e la Puglia non è esente dal colpo. Il conflitto che sta agitando lo scacchiere geopolitico, comincia a pesare concretamente sulle tasche dei cittadini. Lo dimostrano i dati ufficiali del Ministero delle Imprese e del Made in Italy che segnalano un nuovo e preoccupante rialzo dei prezzi dei carburanti.

A confermarlo è anche l’Unione Nazionale Consumatori, che denuncia una dinamica già vista durante il conflitto russo-ucraino: le guerre come pretesto per aumenti speculativi. Secondo l’ultima rilevazione, la Puglia segna incrementi superiori alla media, ai vertici della classifica nazionale per rincari: +4,2 centesimi al litro per la benzina (2,10 euro in più a pieno) e ben +6,7 cent per il diesel, pari a un aggravio di 3,35 euro ogni volta che si fa il pieno.

La stangata

Una vera e propria “stangata carburante“, che colpisce proprio nel periodo in cui migliaia di persone si mettono in viaggio per le vacanze. «Un aumento che rischia di trasformare le ferie in un salasso per le famiglie», avverte il Codacons, che ha monitorato i rincari. I prezzi in autostrada, dove già normalmente si paga di più rispetto alla rete urbana, stanno toccando picchi allarmanti: in modalità servito, la benzina ha superato i 2,30 euro al litro in diversi impianti, mentre al self si sfiorano i 2 euro.

Sebbene le autostrade questa volta non indossino la maglia nera dei rincari più pesanti, il Codacons segnala come la situazione stia diventando insostenibile anche sulla rete urbana. In Sicilia si registra il record assoluto: +4,9 cent al litro per la benzina (2,45 euro in più a pieno) e +7,8 cent per il diesel, con un aggravio da 3,90 euro.

La speculazione

Gli aumenti sarebbero alimentati principalmente da dinamiche speculative sui mercati finanziari più che da reali problemi nella produzione petrolifera, come evidenzia uno studio congiunto di Assoutenti e del Centro di formazione e ricerca sui consumi (C.r.c.): «L’aumento delle quotazioni è in gran parte speculativo – spiega Furio Truzzi, presidente del comitato scientifico del C.r.c. – la guerra viene usata come alibi per gonfiare i listini, anche in assenza di blocchi reali alla produzione o della chiusura dello stretto di Hormuz, che al momento resta aperto».

Tuttavia, se lo scenario dovesse precipitare, con un’eventuale interruzione del transito di petrolio dallo Stretto, da cui passa circa un quinto del greggio mondiale, l’effetto sarebbe devastante: il prezzo del petrolio potrebbe schizzare a 100 dollari al barile. Una prospettiva che farebbe salire la benzina a 2,024 euro al litro (+16,7 euro a pieno rispetto a inizio giugno), con un impatto annuo da 402 euro in più per automobilista.

Il diesel, invece, potrebbe toccare quota 1,953 euro, comportando un aumento di 442 euro all’anno. E in una regione come la Puglia, dove l’auto resta spesso l’unica alternativa reale per gli spostamenti tra piccoli centri e aree rurali, l’allarme è doppio. A pagare il prezzo più alto saranno le famiglie con reddito medio-basso e gli operatori del turismo, già messi alla prova da una stagione incerta.

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