Più problemi che soluzioni. La nuova formulazione della Decontribuzione Sud per il 2025 sta creando numerose criticità per le imprese pugliesi, già provate da un mercato del lavoro complesso. La misura, riservata alle piccole e medie imprese delle regioni meridionali, prevede uno sgravio sui contributi previdenziali per i contratti a tempo indeterminato. L’intenzione, insomma, è buona, se non fosse che, oltre alla riduzione progressiva degli sgravi fiscali previsti per il Mezzogiorno, emergono anche problematiche tecniche e burocratiche che rischiano di complicare l’accesso al beneficio, frenando la crescita occupazionale e produttiva.
Lo sgravio
La nuova disciplina, infatti, prevede una decontribuzione che dal 30% scende al 25% per il 2025, con un tetto massimo di 145 euro al mese per ogni lavoratore assunto a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2024. Nei successivi quattro anni, l’incentivo sarà ulteriormente ridotto, arrivando, nel 2029, al 15%, con un massimo di 75 euro mensili per ciascun lavoratore. Questa progressiva riduzione rischia di penalizzare le imprese, che finora hanno fatto affidamento su un supporto maggiore per stabilizzare la propria forza lavoro. Il minor incentivo potrebbe infatti determinare una minore capacità di assunzione e di sviluppo aziendale.
I codici
Oltre alla riduzione dello sgravio, fra problematiche più urgenti resta la mancata assegnazione dei codici necessari per applicare la decontribuzione, con un ritardo, per ora, di almeno un mese. L’assenza di indicazioni chiare sta rallentando i processi gestionali e amministrativi, causando difficoltà operative e amministrative. La formulazione del provvedimento, secondo gli esperti del settore, appare poco chiara, con diversi punti ancora da interpretare, rendendo complesso per le imprese comprendere le modalità di accesso effettivo al beneficio. Un ulteriore elemento critico riguarda l’esclusione delle grandi aziende dalla misura. Attualmente, il beneficio è riservato alle piccole e medie imprese con meno di 250 dipendenti, mentre le aziende di dimensioni maggiori non hanno ancora una regolamentazione specifica. Questo potrebbe creare un’asimmetria all’interno del tessuto produttivo, penalizzando le realtà più strutturate e limitando la competitività del sistema industriale meridionale. L’assenza di un quadro chiaro per le grandi aziende potrebbe inoltre comportare una riduzione degli investimenti nel Sud, aggravando il divario economico rispetto ad altre aree del Paese.
Le preoccupazioni
Per questo, le criticità emerse sollevano preoccupazioni per il futuro dell’economia meridionale. La riduzione degli sgravi potrebbe portare a un rallentamento della crescita occupazionale, mentre le difficoltà amministrative e normative stanno generando un clima di incertezza dannoso per il tessuto imprenditoriale.