Arriva da un condominio delle case popolari di Bari la storia di Eva, giovane mamma di sei figli (la più grande ha 14 anni, il più piccolo sei mesi. Il marito è disoccupato, fa lavoretti saltuari e nel 2023 ha ricevuto solo due mensilità di Naspi) che non ha più diritto al Reddito di cittadinanza.
La famiglia ha smesso di percepire il Reddito di cittadinanza da due anni. «Rinnovando l’Isee con le giacenze 2021, la soglia per richiedere il beneficio, superava quella richiesta in quanto mio marito nel 2021 ha lavorato in una ditta – racconta all’Ansa. Da allora andiamo avanti ma con molta fatica». Con la fine dell’impiego e della Naspi, il nucleo familiare tira avanti solo con l’assegno unico da 1500 euro, che però non arriva mai in modo regolare, e qualche lavoretto che permette di arrotondare di altri 2-300 euro. «Prendevamo 450 euro di Reddito di cittadinanza e ci pagavamo le bollette e con quello che avanzava il condominio e una parte della spesa, ora si rischia di accumulare debiti – aggiunge Eva nel suo racconto – Abbiamo un pagamento insoluto con l’acquedotto, la bolletta è di circa 120 euro ogni due mesi, a casa siamo tanti a fare la doccia, un po’ mi vergogno perché prima non mi era mai capitato».
Il Reddito dunque serviva principalmente per le spese quotidiane, quelle a cui non si può rinunciare: dagli alimenti base come pane, latte, pannolini, omogeneizzati, vestiti e materiale scolastico per i figli, tutti tranne uno in età scolare. «La pizza fuori e le vacanze non mi mancano perché sono cose che non abbiamo mai fatto – sottolinea la giovane mamma – Il Reddito di cittadinanza ci dava una mano concreta ma non mi sfugge, dalla mia esperienza, che qualcuno lo prendeva anche se non ne aveva bisogno. Conosco gente ad esempio, che ha percepito la carta solidale della spesa nonostante abbia avuto accesso al Reddito e percepisce stipendi consoni. Trovo tutto questo veramente assurdo».
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Di Redazione15 Novembre 2024
