Serve un «Osservatorio regionale sulla povertà» composto da associazioni, sindacati, università, rappresentanti istituzionali, per mettere a punto misure di contrasto integrate. È una delle richieste che l’associazione politica e culturale «La Giusta Causa» porterà al tavolo del nuovo governatore pugliese.
Quella venuta fuori dal dibattito moderato dal giornalista, Giulio Albano – cui hanno partecipato ieri il professori di Uniba, Gianfranco Viesti e Roberto Voza, insieme alla portavoce di «Alleanza Contro le Povertà» in Puglia, Antonella Morga – è una regione ricca di contraddizioni e i dati sono in chiaroscuro. Crescono la percentuale di occupazione, che si attesta al 51%, e il Pil 8,2%, ma la Puglia ha la più alta incidenza di povertà relativa d’Italia (24,3%), avendo superato nell’ultimo anno anche la Calabria. Questo indicatore, basato sul reddito familiare, racconta che un cittadino su quattro sopravvive riuscendo a sostenere a stento le spese primarie e quindi l’affitto di casa, le bollette e la spesa alimentare.
Voza ha posto la sua lente sul problema del lavoro: «In Puglia è temporaneo, ridotto, mal pagato. Anche il salario minimo non è una misura sufficiente perchè, a causa del deficit demografico, entro il 2040 la metà dei pugliesi saranno fuori dall’età lavorativa. Allora le politiche del lavoro devono integrarsi con quelle sociali ed economiche».
Sulla stessa linea Morga: «Qualcosa a livello regionale è stato fatto, ma se oggi ci troviamo con 500mila pugliesi poveri, vuol dire che non tutto ha funzionato come doveva. Per esempio abbiamo dato soldi a pioggia al sistema delle imprese sperando che creasse un’occupazione di qualità, ma qualcuno ha chiesto poi il conto? Basta con strumenti parcellizzati per welfare, lavoro, cultura. Serve un’unica linea di indirizzo».
Per Viesti – che ha prima sottolineato come i dati relativi alla Puglia mostrino un trend positivo per Barese e Salento, ma molto negativo per Tarantino e Foggiano – vi è stata l’incapacità della regione di interrogarsi su se stessa: «Da anni non si fanno ricerche approfondite sui motivi di questi dati così disomogenei». Infine, una critica forte alla politica: «Ora i pugliesi si affideranno a Sant‘Antonio (Decaro, ndr), come già fatto in passato per altri. Per anni la sinistra si è autocensurata per non favorire lo schieramento opposto. Il dibattito politico è morto. Ormai contano solo i nomi, non i programmi».