Se qualcuno pensava che la riforma per l’Autonomia differenziata fosse “finita in un armadio”, la kermesse di Atreju l’ha riportata al centro dell’agenda politica. Prima il ministro per gli affari regionali, Roberto Calderoli, della Lega, autore del testo legislativo, approvato in Parlamento sei mesi fa, e poi la stessa Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, hanno riproposto la volontà del Governo di procedere sulla strada di «spaccare l’Italia», come dice l’opposizione di centrosinistra. La premier, nel tradizionale comizio davanti a una folla oceanica, nel fossato di Castel Sant’Angelo a Roma, ieri mattina, ha tuonato: «Avanti con l’autonomia differenziata, renderà l’Italia più efficiente».
Confermando quanto affermato da Calderoli nella stessa location il giorno prima, secondo cui «anche buona parte del Pd era favorevole alla riforma. Infatti – ha annotato il ministro del Carroccio – fino a febbraio 2023, con Stefano Bonaccini (allora presidente della regione Emilia Romagna) era così. Quando Elly Schlein è diventata segretaria del Pd, i quattro governatori di centrosinistra hanno ricevuto l’ordine di essere contrari e votare contro».
Così, con questa accelerata che fa il paio con le pre-intese, sottoscritte nei giorni scorsi da Liguria, Lombardia, Piemonte e Veneto con il governo centrale, riprende anche il contrasto con le regioni che sono state contrarie e cioè Campania, Emilia Romagna, Puglia, Toscana e Sardegna. Le stesse che in estate hanno promosso un’azione legislativa nelle rispettive assemblee per chiedere il referendum abrogativo. Procedura interdetta da una sentenza della Corte costituzionale, la numero 86/2025, che ha ritenuto «parzialmente illegittime» alcune disposizioni come il trasferimento di materie in blocco dallo Stato alle Regioni, la delega al Governo per la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (i famosi Lep) e la possibilità che questi ultimi vengano aggiornati tramite decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm).
Inoltre, gli ermellini della Consulta hanno giudicato inammissibile il referendum promosso sull’argomento perché il quesito non era chiaro. Intanto, la Campania con il neopresidente Roberto Fico ha già ripreso la battaglia con Palazzo Chigi. Infatti, il Governatore nel giorno della sua proclamazione ha detto che l’Autonomia differenziata «danneggia i cittadini campani, i cittadini del Sud e di fatto la Repubblica. Il no rimane netto». Un impegno in attesa che Antonio Decaro, una volta proclamato presidente della Regione Puglia, riprenda a contrastare anche da Governatore quel che da presidente Anci (l’associazione dei comuni italiani) aveva bollato come «una riforma che frammenta il Paese».










