Artigianato e commercio in Puglia, Zampano: «Le imprese delle donne emozionano, avanti»

Ormai, per la Regione Puglia, in fatto di sviluppo e di internazionalizzazione del settore Moda, non si tratta più di progetti, ma di azioni. Come quelle che Francesca Zampano, dirigente della sezione promozione del commercio, artigianato ed internazionalizzazione delle imprese, sta rendendo attive da tempo ponendo anche molta attenzione ad un giusto equilibrio di genere.

Nel Paese l’occupazione cresce per tutti tranne che per le donne. Lo dice l’ISTAT. Qual è la risposta possibile nell’ambito di autonomia delle regioni?
«É evidente che per incrementare in modo efficace e duraturo l’occupazione femminile e ridurre il gender gap occorre mettere in atto politiche di respiro nazionale e sovranazionale.
Tuttavia le regioni possono fare molto investendo in modo consistente su tutti i driver che, nel medio periodo, impattano efficacemente sulla riduzione del tasso di disoccupazione femminile. Occorre agire su più fronti, puntando sull’istruzione e sulla formazione per esempio: parlo della possibilità di potenziare i percorsi di Istruzione Tecnica Superiore, in particolare per quei comparti in cui è ancora molto bassa la percentuale di donne frequentanti o di investire nei percorsi di orientamento, con particolare attenzione alle discipline STEM, che offrono maggiori sbocchi occupazionali, in settori in espansione e crescita. Per favorire l’empowerment femminile è necessario dare dignità al lavoro, contrastando il lavoro irregolare e sommerso, potenziando le collaborazioni e le sinergie con gli enti e le altre istituzioni competenti nelle attività di controllo e irrogazione delle sanzioni e valorizzando i contesti lavorativi e organizzativi, pubblici e privati, che promuovono la gender equality attraverso iniziative concrete e replicabili. Occore infine incidire su quella cultura radicata che vede le donne come spesso uniche responsabili dell’organizzazione e della cura intrafamiliare, intanto potenziando la rete dei servizi di cura ma anche promuovendo un modello e un’immagine femminile competente e professionalizzata».

Il lavoro rende le donne libere e ci consente di portare avanti quel discorso di parità che donerebbe equilibrio al nostro Paese. La Regione Puglia su quali asset sta lavorando per perseguire questo obiettivo?
«La Regione Puglia, con l’approvazione dell’Agenda di Genere, il documento di programmazione strategica delle azioni finalizzare a ridurre il gender gap in tutti i settori e contesti ha deciso di operare su 5 aree di intervento tra loro interconnesse: qualità della vita, qualità del lavoro, sviluppo economico, competitività e innovazione, contrasto alla violenza e ad ogni forma di discriminazione. A ciò si aggiunge, in modo assolutamente trasversale, la consapevolezza di dover rafforzare l’impegno sul fronte della comunicazione di genere».

Fare impresa è un esempio importante su cui ragionare. Nei termini dello sviluppo e dell’internazionalizzazione. Ce lo ha insegnato chi si è raccontato su queste pagine. Come si può continuare a non far sentire sole queste “donne intraprendenti”?
«Cogliendo ogni occasione possibile per dare voce alle loro storie, raccontando dei successi e delle frustrazioni. Di come, giorno dopo giorno, si riesca ad andare avanti, superando le difficoltà del quotidiano e godendo di piccoli e grandi successi. Di cosa significhi fare “impresa al femminile” che è un modo diverso di fare impresa (come testimoniano le storie che siamo riusciti ad intercettare e valorizzare) e che di per sé è capace di creare valore e generare ricchezza: nel saper fare, nel costruire e alimentare relazioni e connessioni».

E poi, nel nostro caso ci sono altri due elementi: la creatività e l’affermazione di un settore nuovo attraverso cui identificare la nostra. Possiamo dire che la moda è un nuovo mood che si lega al brand Puglia?
«Noi ci crediamo fermamente. Saranno i dati che raccoglieremo tra qualche anno a dirci se ci “abbiamo visto giusto”. La creatività, la tradizione che incontra l’innovazione (di processo e di prodotto), la ricerca continua, le passioni e i talenti, sono “ingredienti” tutti pugliesi. Le premesse ci sono tutte».

Il territorio diventa cornice per eventi internazionali legati ai grandi marchi. Si riesce a creare sinergia tra questi e le piccole e medie imprese di settore in occasione di questi eventi?
«I grandi eventi internazionali, in particolare se orientati e costruiti su un target di alta gamma, generano inevitabilmente un impatto significativo sulle MPMI pugliesi. Occorre investire e puntare sulla qualità di servizi e prodotti affinchè il valore creato non si disperda al termine delle iniziative, ma continui a generare ricchezza e a qualificare il territorio in modo crescente e duraturo.  Il rischio contrario è quello di generare e alimentare aspettative e poi disilluderle. Questo non possiamo permettercelo e per questa ragione dobbiamo continuare ad investire sui percorsi di empowerment, formazione e qualificazione delle micro-piccole e medie imprese, puntando sui settori strategici, siano essi tradizionali o innovativi, su cui si base l’economia del nostri territorio».

Possiamo dire che nel futuro della Puglia non c’è solo il desiderio di “essere alla moda” ma anche quello di “fare la Moda”?
«Il settore TAC (tessile-abbigliamento-calzaturiero) è uno dei settori tradizionali più solidi dell’economia pugliese. Occorre puntare sulle specializzazioni, diversificando le produzioni in base alle specifiche vocazioni territoriali e mantenere alta la qualità dei prodotti. Abbiamo aree ben definite, a livello territoriale, per le singole specifiche produttive: l’area della valle d’Itria e del Tarantino, ben posizionata sulle produzioni moda uomo e capo spalla. L’area del Salento, forte nella moda donna, calzature e accessori. L’area del nord barese, con grandi potenzialità nel settore moda bambino/a. Sarebbe importante irrobustire queste specializzazioni anche per poter cominciare ad immaginare un futuro di valorizzazione dei brand e non solo della produzione.

E allora perché no, chiudiamo con un pensiero rivolto alle dieci donne che “per esempio” ci hanno raccontato le loro belle imprese.
«Ogni volta che si racconta una storia di impresa, si entra nella vita delle persone. Le dieci donne che abbiamo avuto l’opportunità di “scoprire” ci hanno raccontato storie di impegno professionale, tenacia, competenza, dinamismo imprenditoriale. Ci hanno raccontato storie di impresa, ma con un elemento in più che non è mai mancato: l’emozione. Il pensiero o se vogliamo l’invito che vorrei rivolgere loro è quello di aiutarci a scoprire e sostenere tutti gli altri “per esempio”. Perché siamo certi che le prime 10 siano solo l’inizio».

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