Tutti pazzi per i saldi. Ma la polemica è dietro l’angolo. Come in tutta Italia (ad eccezioni di Trento e Bolzano) anche in Puglia e Basilicata i saldi partiranno il 5 luglio e termineranno il 2 settembre. Nessun anticipo.
Almeno ufficialmente, ma già sono scoppiati gli attacchi incrociati tra chi pretende il rispetto delle regole del commercio e chi gli sconti li ha già iniziati da qualche settimana e sembra non abbia alcuna intenzione di fermarsi. Non a caso c’è chi fa i saldi tutto l’anno chiamandoli «promozioni», chi fa pre-vendite per i top client o chi invita family and friends a eventi social per diffondere sconti pazzi di fine stagione (ma in realtà l’estate è appena iniziata e se è vero che si acquista in prossimità delle ferie, in tanti non le hanno ancora fatte).
Intanto ciò che appare evidente è che in materia di scontistica, a comportarsi scorrettamente non è solo il piccolo negozio che mette in sconto la merce magari per far fronte alle difficoltà, ma anche outlet, e-commerce e catene della grande distribuzione che in questo modo rappresentano una minaccia alla sopravvivenza delle vetrine storiche. Un fenomeno che, secondo Confcommercio, sta portando, in tutta Italia alla chiusura di 18 negozi di abbigliamento al giorno.
I brand di lusso
Ma chi cerca invece questo giorno per acquistare brand che senza sconti sarebbero improponibili per le proprie tasche resterà deluso, le grandi griffe del lusso dichiarano di non fare mai sconti. Louis Vuitton ad esempio, sul suo sito avverte i clienti che, per quanto riguarda i loro prodotti «Saldi significa contraffatto». E prosegue mettendo in guardia soprattutto sulla merce in Rete: «L’idea di poter acquistare online una nostra borsa in saldo, nella speranza di assicurarsi la celebre qualità del marchio a un prezzo scontato, è tanto invitante quanto irreale. Quelle borse sono un falso». E non è il solo stessa politica è stata adottata da Gucci, insomma anche ciò che si trova sui siti non è altro che cineseria copiata, il brand di lusso è senza sconti.
Le regole
Intanto per l’inizio di questa nuova fase, del commercio, se i clienti devono guardarsi dalle truffe, i commercianti devono badare bene a rispettare le regole, per esempio la visibilità del prezzo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (giugno 2025) ha affrontato un tema finora trascurato: la visibilità dei cartellini del prezzo.
Tutto nasce da una multa comminata a un negozio dove i prezzi erano nascosti all’interno dei capi. La sanzione, pari a 1.032 euro, è stata confermata dalla Corte: insomma non basta che il cartellino ci sia, deve essere leggibile a colpo d’occhio. altrimenti la sanzione diventa veramente salata.
In altre parole, il consumatore non deve cercare il prezzo tra le pieghe di un vestito, né chiamare un commesso per chiederlo. Deve poterlo leggere da solo, subito. Il principio, spiega la Cassazione, è quello della libertà di scelta: senza un prezzo chiaro e immediato, non c’è possibilità di confronto o decisione consapevole. E chi entra in un negozio e si rende conto di non avere chiaro il punto di quanto sia realmente lo sconto può addirittura chiamare la guardia di finanza e fa multare il commerciante.