Crescita diseguale tra Sud e Nord del Paese e concentrazione di lavoro povero e precario che frena i consumi e spinge sempre più persone nella fascia di povertà relativa al Mezzogiorno, con l’inflazione che erode redditi da lavoro e pensioni.
È quanto emerge dalle anticipazioni del rapporto Svimez 2023 secondo la segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci. Il documento, afferma, evidenzia «la mancanza di politiche industriali che favoriscano nel Mezzogiorno investimenti nelle filiere produttive strategiche e a elevato contenuto di innovazione, in grado di contrastare anche la fuga di competenze e la desertificazione demografica».
Bucci sottolinea che «i dati dell’Agenzia nazionale per il lavoro ci dicono che a fronte di un milione 128mila attivazioni di rapporti di lavoro in Puglia registrati lo scorso anno, solo 79mila erano a tempo indeterminato, 920mila a tempo determinato, il resto in forme atipiche».
Quanto all’intermittenza occupazionale, sostiene, «le cessazioni di rapporti di lavoro sempre nel 2022 sono state un milione 100mila. E se si guarda nel dettaglio, 386mila rapporti di lavoro hanno avuto durata inferiore ai 30 giorni, 275mila tra 31 e 90 giorni, 191mila tra 91 e 180 giorni». Bucci spiega inoltre che «al Sud crescono soprattutto turismo e costruzioni, mentre industria, ricerca e sviluppo sono indietro».
Il settore con maggior numero di rapporti è l’agricoltura, «con oltre 400mila attivazioni lo scorso anno», aggiunge.
Cgil Puglia chiede quindi «un chiaro disegno di politiche industriali che guardi soprattutto al Sud».
«Serve investire bene e velocemente le risorse del Pnrr – conclude Bucci – e dei fondi comunitari, indirizzando scelte strategiche che dovrebbero competere alla politica, alle istituzioni, e non lasciando mano libera ai privati, ai grandi gruppi, anche a quelli a partecipazione statale».