Le imprese del Sud stringono la cinghia. Sempre meno credito bancario, sempre più autofinanziamento. È questa la fotografia scattata dall’Ufficio Studi Cgia di Mestre, che evidenzia un cambiamento radicale nel rapporto tra aziende e istituti di credito.
I numeri parlano chiaro: tra il 2011 e il 2024, i prestiti alle imprese italiane sono calati del 33%, con una contrazione ancora più marcata nel Mezzogiorno, dove la flessione ha raggiunto il 42,4%. In parallelo, però, le aziende hanno reagito aumentando significativamente i propri risparmi.
Il contesto regionale
Una delle regioni maggiormente coinvolte è la Puglia, dove i prestiti alle imprese sono scesi da 29,6 miliardi di euro nel 2011 a 21,2 miliardi nel 2024, con una riduzione del 28,3%. Ancora più evidente il dato della Basilicata, che ha registrato una contrazione del 34,3%, passando da 4,2 miliardi di euro a 2,8 miliardi.
Questi numeri raccontano di un sistema bancario sempre più selettivo, con politiche di concessione del credito più rigide imposte dalla Banca Centrale Europea per ridurre il rischio di insolvenze. Ma se le grandi aziende hanno trovato canali di finanziamento alternativi, per le micro e piccole imprese la situazione si è fatta critica e molte hanno dovuto ridurre gli investimenti o, peggio, chiudere i battenti.
Di fronte alla stretta creditizia, le imprese del Sud Italia hanno risposto accumulando liquidità. I dati della CGIA di Mestre confermano che i depositi aziendali sono cresciuti sensibilmente. In Puglia, i risparmi sono passati da 6,3 miliardi di euro a 18 miliardi (+186,4%).
La Lucania
Ancora più impressionante la crescita della Basilicata, dove i depositi sono aumentati del 231%, passando da 0,8 miliardi a 2,6 miliardi di euro. A livello provinciale, spiccano Potenza e Lecce, che hanno registrato rispettivamente un incremento del 257,7% e del 221,1% nei depositi aziendali. Il dato più significativo, però, riguarda la trasformazione delle fonti di finanziamento.
Se nel 2011 il 40% delle passività finanziarie delle società non finanziarie proveniva dall’azionariato, nel 2023 questa percentuale è salita al 54%. Al contrario, il peso dei prestiti bancari è sceso dal 35% al 23%. In altre parole, le imprese stanno puntando sempre più sull’autofinanziamento, ricorrendo a capitali propri o a investitori privati. Una strategia obbligata per molti, ma non sempre sostenibile, soprattutto per le piccole aziende che faticano ad attrarre investitori.
E così, mentre le grandi imprese trovano nuove strade per finanziare la crescita, le altre rischiano di restare senza disponibilità di capitali. La questione, insomma, non è di poco conto. E se il trend dovesse proseguire, il Sud potrebbe trovarsi in una spirale pericolosa con meno opportunità per sostenere l’economia di un’area che già soffre di un divario strutturale con il resto del Paese.