“Una situazione di grave emergenza per l’anno 2025“. È quanto si appresta a vivere la Puglia per quanto riguarda la disponibilità idrica che oggi è stata al centro di un dibattito nel Consiglio regionale a seguito dell’approvazione, da parte della Giunta, del Piano di emergenza per il superamento della crisi idrica.
Dall’ottobre del 2024, Acquedotto pugliese, al fine di contenere i consumi e preservare le riserve idriche residue, ha avviato riduzioni di pressione delle erogazioni sul territorio. Riduzioni che continueranno e che contempleranno meccanismi di sostegno agli agricoltori che subiranno danni a causa della scarsità idrica nel 2025. Non è del tutto esclusa, però, una riduzione dell’acqua potabile.
«In caso di peggioramento dell’attuale riserva idrica e in caso di totale assenza di pioggia – si legge nel Piano – i fabbisogni potabili potrebbero non essere completamente soddisfatti nel 2025». La disponibilità complessiva dei sei invasi (Pertusillo, Locone, Occhito, Monte Cotugno, Conza, San Giuliano) al 28 febbraio 2025 è pari a 327,74 milioni di metri cubi d’acqua, a fronte dei 432,09 milioni di metri cubi presenti al 30 giugno 2024.
L’invaso che desta maggiore preoccupazione è quello di Occhito: se la situazione non muta ma dovesse peggiorare “il volume utile disponibile per il prelievo si azzererebbe entro il mese di luglio 2025“.
Nel documento si legge, ancora, che “in considerazione di una programmazione già in attuazione per oltre 630 milioni di euro e gli oltre 735 milioni di euro a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione e sul Programma Regionale 2021-2027, per aumentare la resilienza del sistema di approvvigionamento e utilizzo idrico pugliese, anche nelle situazioni future di deficit, l’obiettivo è di ottenere ulteriori finanziamenti necessari al completamento del programma di infrastrutturazione strategica nel settore idrico, pari a circa 1,3 miliardi di euro. Un ulteriore obiettivo – prosegue – è quello di accelerare i procedimenti di realizzazione delle opere pubbliche, semplificando la normativa, assumendo personale qualificato, implementando gli strumenti digitali per la gestione delle pratiche e il monitoraggio dei progetti”.
Le soluzioni da mettere in campo, individuate nel Piano, sono su tre livelli temporali: immediati, a breve e lungo termine. Nell’emergenza, oltre all’aumento delle riduzioni, è prevista l’emanazione di decreti del presidente della giunta regionale mirati a richiedere alla Presidenza del Consiglio dei Ministri la dichiarazione dello stato di emergenza in relazione alla situazione di grave deficit idrico, disponendo anche il divieto di utilizzare acqua potabile per l’innaffiamento di giardini e prati, il lavaggio di cortili, piazzali e similari, il riempimento di piscine, vasche.
Sarà, inoltre, incentivato l’utilizzo di acqua affinata a scopo irriguo. Sette gli impianti di depurazione già in esercizio (Acquaviva Delle Fonti, Castellana Grotte, Fasano, Ostuni, San Pancrazio Salentino, Corsano, Gallipoli), ai quali nel corso dell’anno se ne aggiungeranno altri sei.
Previsti interventi su tutti gli invasi, per ammodernare e completare le infrastrutture, tra i quali il raddoppio della struttura del Sinni, la realizzazione del dissalatore del Tara, il trasferimento di acqua dal Molise e su questo “si è in attesa di ricevere convocazione di un incontro istituzionale ai massimi livelli“, l’ottimizzazione dell’approvvigionamento idrico di Acciaierie d’Italia che dovrà ridurre in modo importante il prelievo dall’invaso di Montecotugno e dalle sorgenti del Tara. Nel piano è affrontato anche l’aspetto economico degli interventi.
«Abbiamo bisogno di una forte iniziativa politica collettiva che porti, ad esempio, a convocare il commissario per l’emergenza idrica. Non c’è più tempo», ha detto il presidente della Regione Michele Emiliano, intervenendo nella seduta monotematica del Consiglio regionale sulla crisi idrica in Puglia.
«Se è vero che questi cambiamenti climatici sono definitivi – ha detto Emiliano – serve un’iniziativa molto forte, serve una compartecipazione da parte di tutte le forze politiche per dare una mano alla Puglia, ma anche a tutto il Mezzogiorno e l’intera Italia. Tutto quello che era possibile fare per attutire la situazione nel breve tempo – ha aggiunto – è stato fatto».
Il presidente ha illustrato alcuni dei provvedimenti inseriti nel piano straordinario per la crisi idrica, approvato dalla giunta regionale e che deriva, ha detto, dalle proposte avanzate dalla cabina di regia insediata per affrontare l’emergenza.
«In questi nove anni – ha evidenziato – abbiamo salvato la proprietà pubblica di Acquedotto pugliese, ma abbiamo anche ereditato un disastro senza precedenti sui Consorzi di Bonifica e la relativa sospensione delle cartelle esattoriali. Mi avevano lasciato un sistema senza manutenzione, con il servizio idrico in scadenza e senza una interlocuzione strategica sull’acqua. Abbiamo i ministeri, ma non un soggetto del Mezzogiorno che possa aiutare a fare strategia e prendere decisioni. Acquedotto pugliese – ha concluso Emiliano – è pronto a fare accordi con tutte le regioni del Sud, ma ci vuole una regia e questa lo deve fare il governo. Vogliamo creare un unico soggetto che ha la potestà di fare una strategia unica nel Mezzogiorno? Io ci sto, sono in scadenza di mandato ma ci sto».