«Taranto all’ultimo posto nella classifica dei primi 20 poli siderurgici italiani». Negli ultimi 15 anni Acciaierie d’Italia ha esportato meno i prodotti siderurgici che valevano quasi 1,5 miliardi di euro nel 2008 e sono scese a 280 milioni nel 2023. Rispetto all’anno prima, quando le esportazioni valevano 350 milioni di euro, il calo è stato del 20,5%.
Dal 2008 al 2023 c’è stato un calo che ha superato l’81% proprio nel polo di Taranto. In generale le esportazioni italiane di acciaio sono scese del 16,9% a 23,2 miliardi di euro nel 2023, contro i 28 miliardi dell’anno prima. Ad affermarlo è il Centro Studi di Siderweb sulla base dei dati Istat.
«Le esportazioni della provincia di Torino, dove c’era lo stabilimento Thyssenkrupp, ora chiuso – commenta Gianfranco Tosini di Siderweb – sono diminuite del 39,1%, facendole perdere 8 posizioni su 20 poli, mentre in provincia di Livorno, dove opera Jsw Steel Italy, si sono ridotte del 60,6%, con l’uscita dalla classifica».
In termini di volumi si è mantenuta una “sostanziale stabilità”, con spedizioni per 16,2 milioni di tonnellate, dopo il calo tendenziale del 6% registrato nel 2022.
«La variazione negativa registrata nell’ultimo anno è dunque “dovuta in toto” – continua Tosini di Siderweb – alla diminuzione dei prezzi e avviene dopo 2 anni consecutivi di crescita seguiti al crollo del 2020. Le esportazioni erano scese in termini di valore del 20% nel 2020, per poi salire del 51,7% nel 2021 e del 23,8% nel 2022, tornando a scendere nel 2023».
Un calo che è stato «leggermente più marcato se si guarda solo ai primi 20 poli siderurgici italiani». In questo caso infatti il dato sulle vendite all’estero è diminuito del 17,6%, fermandosi a 19,4 miliardi di euro.
Al primo posto tra gli esportatori italiani di acciaio si conferma la provincia di Brescia, seguita da quelle di Udine e Mantova. Variazioni negative più alte della media si sono state registrate nei poli di Terni (-39,2%), Genova (-35,3%), Aosta (-29,3%) e Brescia (-26,1%). L’unico a crescere è stato quello di Bergamo (+16,2%), specializzato nella produzione di tubi senza saldatura.
«Questi dati – conclude Tosini – confermano il consolidamento della geografia dei poli produttivi dell’acciaio italiani che si è venuta a creare dopo la grande crisi del 2008. Una riduzione molto più marcata nelle province dove sono o, meglio, erano presenti le aziende siderurgiche di maggiori dimensioni».