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Abusivismo edilizio, è allarme in Puglia. Anci e Legambiente scrivono al Governo

L’abusivismo edilizio torna al centro del dibattito nazionale e, soprattutto, delle regioni del Mezzogiorno. Tra queste, la Puglia si conferma una delle aree più colpite dal fenomeno del “mattone illegale”, un nodo storico che continua a mettere sotto pressione i Comuni, le coste, le aree agricole e le periferie urbane. I dati Secondo i dati…
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Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse 10 Novembre 2021 Roma (Italia) Cronaca : Superbonus per la ristrutturazione edilizia in manovra Nella Foto : un cantiere edilizio sal centro di Roma Photo Cecilia Fabiano/ LaPresse November 10, 2021 Rome (Italy) News : economic maneuver for the building trade In the Pic : building site

L’abusivismo edilizio torna al centro del dibattito nazionale e, soprattutto, delle regioni del Mezzogiorno. Tra queste, la Puglia si conferma una delle aree più colpite dal fenomeno del “mattone illegale”, un nodo storico che continua a mettere sotto pressione i Comuni, le coste, le aree agricole e le periferie urbane.

I dati

Secondo i dati dell’Istat e del Centro di ricerche e mercato Cresme, contenuti nel rapporto Bes 2022, l’edilizia illegale è cresciuta nel Paese del 9,1% in un solo anno, registrando un’impennata che non si vedeva dal 2004, subito dopo l’ultimo condono edilizio. Un dato che, nelle regioni meridionali, assume contorni «insostenibili».

La Puglia, insieme a Calabria, Campania, Sicilia e Lazio, è tra i territori monitorati da Legambiente nell’ambito della campagna nazionale «Abbatti l’abuso». Dei 485 Comuni che hanno partecipato alla rilevazione, l’esito è drammatico: dal 2004 al 2022 sono state eseguite solo il 15,3% delle 70.751 ordinanze di demolizione.

Il dettaglio pugliese

In Puglia, dove il consumo di suolo è spesso intrecciato con turismo, speculazione edilizia e abbandono delle periferie, questa percentuale si traduce in migliaia di immobili irregolari ancora in piedi. Capannoni, villette sul mare, ampliamenti non autorizzati, box, manufatti agricoli trasformati in seconde case: un arcipelago grigio che offusca lo sviluppo e ostacola la tutela del paesaggio regionale.
Molti Comuni pugliesi lamentano da anni la mancanza di risorse economiche per procedere alle demolizioni: abbattere un edificio abusivo può costare decine di migliaia di euro, cifre che spesso gli enti locali non sono in grado di anticipare.

Fondi esauriti

Il quadro è ulteriormente aggravato dal fatto che i fondi statali destinati a sostenere i Comuni nelle demolizioni sono esauriti.

Si tratta di due strumenti: Fondo per la demolizione delle opere abusive del Ministero delle Infrastrutture (istituito nel 2017); Fondo di rotazione della Cassa Depositi e Prestiti (istituito nel 2003).
Negli ultimi anni le domande dei Comuni pugliesi non sono state soddisfatte, proprio perché le risorse disponibili non erano sufficienti a coprire le richieste.
Alla luce di questo scenario, Anci e Legambiente hanno lanciato un appello al Governo e al Parlamento, chiedendo che nella legge di Bilancio 2026 vengano rifinanziati i due fondi, in modo da permettere ai Comuni – soprattutto del Sud – di intervenire concretamente. La proposta in discussione: 75 milioni di euro per il Fondo di rotazione della Cassa Depositi e Prestiti; 10 milioni l’anno per il triennio 2026-2028 per il Fondo del Mit.

Una richiesta che per la Puglia significherebbe poter finalmente incidere su migliaia di cantieri irregolari rimasti intatti negli anni, spesso in aree sensibili dal punto di vista paesaggistico e idrogeologico.

Le demolizioni mancate

In Puglia, l’abusivismo edilizio non è solo un problema estetico o urbanistico: incide sulla qualità della vita, sulla sicurezza dei territori, sulla competitività del settore turistico e agricolo. Nei Comuni costieri, come nel Gargano e nel Salento, le costruzioni illegali compromettono l’immagine della regione e spesso sorgono in zone a rischio idraulico o geomorfologico.
Inoltre, la presenza di edifici abusivi ancora in piedi, nonostante sentenze e ordinanze, mina la credibilità delle istituzioni e penalizza proprio quei cittadini che hanno rispettato le regole.

Una sfida cruciale

Il rifinanziamento dei fondi non sarebbe un semplice atto amministrativo, ma un passaggio chiave per ristabilire legalità, tutela ambientale e equità. Il messaggio di Anci e Legambiente è chiaro: senza risorse, i Comuni – soprattutto quelli più piccoli – non possono garantire l’applicazione delle leggi.
E la Puglia, che vuole mostrarsi regione attrattiva, moderna e sostenibile, non può permettersi che l’abusivismo edilizio continui ad essere un freno allo sviluppo.

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