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Palazzo San Gervasio, un algerino tenta il suicidio nel Cpr e tra i migranti scoppia la rivolta

Ha scelto un luogo riservato, lontano da occhi indiscreti, ha preso una corda e ha tentato il suicidio. É accaduto ieri al centro per i rimpatri di Palazzo San Gervasio. L’uomo, sui 30 anni, un migrante algerino, trattenuto da mesi nel centro avrebbe tentato di togliersi. É stato però bloccato da un gruppo di altri…
cpr palazzo san gervasio

Ha scelto un luogo riservato, lontano da occhi indiscreti, ha preso una corda e ha tentato il suicidio. É accaduto ieri al centro per i rimpatri di Palazzo San Gervasio. L’uomo, sui 30 anni, un migrante algerino, trattenuto da mesi nel centro avrebbe tentato di togliersi. É stato però bloccato da un gruppo di altri migranti, i soccorsi sono arrivati quasi subito. Il 118 ha portato l’uomo, che comunque era cosciente, all’ospedale San Carlo di Potenza.

Le agitazioni

A quel punto sono partite le agitazioni all’interno della struttura, urla, grida, a quel punto gli ospiti sono stati bloccati nei moduli abitativi. Per circa tre ore è durata la rivolta. Ricordiamo che nell’agosto dell’anno scorso, in circostanze non ancora chiarite Belmaan Oussama, 19 anni algerino, morì. Per qualcuno ebbe un infarto o forse ingurgitò farmaci, per altri, dopo un pestaggio non fu curato. Anche in quella circostanza ci fu una vera e propria rivolta nel Cpr.

Le reazioni

Intanto un altro tentato suicidio nella stessa struttura è stato registrato nel novembre dell’anno scorso, anche in questo caso sventato da un compagno. «Non possiamo continuare ad ignorare il dolore e la sofferenza di chi, già segnato da esperienze traumatiche, è costretto a vivere in condizioni che mettono a rischio la vita stessa. – scrivono in una nota le consigliere regionali, del Movimento 5 Stelle, Viviana Verri, Alessia Araneo, ricordando che appena qualche settimana fa, anche l’europarlamentare Danilo Della Valle è stato in ispezione nella struttura. E ha constatato «di persona le condizioni inaccettabili in cui sono trattenuti i migranti. La sua visita conferma quello che noi denunciamo da tempo: questi centri sono l’emblema un sistema che, piuttosto che tutelare i diritti delle persone, le espone a situazioni di ulteriore sofferenza». A questo punto la richiesta di rivedere il sistema di accoglienza dei migranti.

L’indagine

Intanto oltre al giallo dell’algerino c’è una altra inchiesta sulla struttura e risale agli anni della gestione 2018 e 2022, l’inchiesta avrebbe svelato l’uso coercitivo di psicofarmaci sui detenuti, maltrattamenti fisici e verbali, oltre a irregolarità nelle nomine legali.

Gli imputati e i reati

Ventisette gli imputati, di cui uno su cui il giudice ha deciso il non luogo a procedere, perchè irreperibile, tra i reati contestati anche quelli di maltrattamento ai danni dei trattenuti, frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. E, nell’ultima udienza (davanti al Gup di Potenza), anche il Ministero è stato ammesso come parte civile. Dopo quest’ultimo episodio (il secondo in tre mesi) non è esclusa una nuova ispezione.

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