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Palazzo San Gervasio: «In quel Cpr migranti in condizioni disumane». Parte l’esposto ai pm

Condizioni igienico-sanitarie precarie, somministrazioni massicce di psicofarmaci ai detenuti, violazioni dei diritti fondamentali della persona: sono solo alcune delle criticità che si riscontrano all’interno del centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Palazzo San Gervasio e che la rete di associazioni Cild, insieme con la parlamentare dem Rachele Scarpa, ha evidenziato in un esposto alla Procura della Repubblica di Potenza.

Il dossier

Il corposo dossier è sul tavolo del procuratore aggiunto Maurizio Cardea e contiene le osservazioni e le denunce seguite agli accessi recentemente effettuati nel Cpr, le segnalazioni ricevute e i documenti raccolti giorno dopo giorno. Incluso il rapporto dell’organo anti-tortura del Consiglio d’Europa dal quale emerge la somministrazione incontrollata di psicofarmaci ai migranti detenuti nella struttura di Palazzo San Gervasio. Le ragioni dell’esposto sono presto dette: le segnalazioni presentate nel corso degli ultimi mesi alle autorità competenti non sarebbero mai state prese in carico, di qui la necessità di investire della questione la Procura della Repubblica di Potenza che è quella competente per territorio.

Le ispezioni

A due giorni fa risale l’ultima ispezione all’interno del Cpr di Palazzo San Gervasio. Gli attivisti che hanno avuto la possibilità di accedervi parlano di criticità persistenti, persino più gravi rispetto a qualche mese fa. I migranti continuano a essere detenuti in condizioni indegne, tra l’altro in gabbie con inferriate che impediscono loro persino di vedere il cielo, in aperta violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che all’articolo 3 proibisce di sottoporre chicchessia a torture o pene o trattamenti inumani o degradanti.

La struttura

Quello di Palazzo San Gervasio è uno dei tanti centri in cui vengono detenute le persone in attesa di essere espulse, cioè quelle che non hanno un permesso valido per rimanere regolarmente in Italia e la cui domanda di protezione internazionale è stata respinta. La struttura si trova in campagna, a breve distanza da Palazzo San Gervasio, su un terreno che negli anni Novanta ospitava una fabbrica di mattoni confiscata a un imprenditore vicino alla Sacra Corona Unita. In passato numerose inchieste hanno acceso un faro sulle condizioni degradanti in cui vivono gli ospiti del Cpr. Nel 2011, dopo la pubblicazione di un video registrato dai detenuti che mostrava una rivolta e un tentativo di fuga di massa, il centro fu chiuso, salvo poi essere riaperto nel 2017.

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