Uno degli ospiti del Centro di permanenza per il rimpatrio di (Cpr) di Palazzo San Gervasio nei giorni scorsi avrebbe tentato il suicidio perché gli era stato negato il permesso di telefonare alla madre.
Il suo compagno di cella nel tentativo di salvarlo è caduto a terra sbattendo alla testa. Entrambi avrebbero chiesto di essere portati in ospedale per un controllo senza successo. Così, per protesta i due avrebbero appiccato un piccolo incendio. L’avvocato Arturo Covella, che assiste entrambi, ha annunciato che il caso sarà segnalato al Garante nazionale.
Il centro di accoglienza
Gli occhi sono puntati sulla situazione della sicurezza all’interno della struttura, dove lo scorso 5 agosto ha perso la vita Oussama Darkaoui, il giovane marocchino sulla cui morte sta indagando la Procura di Potenza. Il fatto sarebbe accaduto sabato scorso. L’uomo avrebbe tentato di impiccarsi con dei pantaloni appesi alle sbarre della cella. Un gesto che sarebbe scaturito dopo che la sua richiesta di telefonare alla madre non era stata accolta.
La donna, anziana, pare si trovasse ricoverata in una struttura ospedaliera a seguito di una caduta. A soccorrerlo è stato il suo compagno di cella che, però, nel tentativo di salvargli la vita avrebbe perso l’equilibrio cadendo a terra e battendo alla testa. Entrambi avrebbero chiesto di essere accompagnati in ospedale per un controllo a causa del perdurare di dolori al collo e capogiri. La richiesta, però, gli sarebbe stata negata e, così, i due avrebbero reagito impiccando un incendio davanti al modulo abitativo.
La denuncia
«Ho già fatto richiesta di chiarimenti alla direttrice della struttura», ha dichiarato l’avvocato Arturo Covella al Tgr Basilicata. «Anche questo caso sarà sottoposto al Garante». In precedenza, altre due segnalazioni erano state inviate dall’avvocato Covella all’Organismo di controllo sui luoghi di privazione della libertà personale portando all’apertura di un’istruttoria. Nel Cpr di Palazzo San Gervasio l’estate scorsa venne trovato morto, in circostanze ancora da chiarire, il ventiduenne marocchino Oussama Darkaoui. Nei primi giorni dopo il decesso si parlò di suicidio e dei vari tentativi di autolesionismo che il giovane avrebbe compiuto finendo all’ospedale san Carlo.
Una ricostruzione poi smentita, perché il ragazzo non era mai stato ricoverato prima del decesso. La sua morte aveva causato anche una rivolta tra i migranti detenuti nel Cpr. Ne erano seguite ispezioni che avevano fatto emergere gravi problemi a livello strutturale e igienico della struttura. Il giovane, senza precedenti penali, era finito nel Cpr di Palazzo perché non era in possesso del permesso di soggiorno. Sua zia, a Sondrio, lo stava aiutando a mettere insieme la documentazione necessaria, ma non ha fatto in tempo.