«Le cure termali erano giustificate»: scagionato il magistrato Pietro Errede

Il giudice dell’udienza predibattimentale del Tribunale di Potenza ha fatto decadere le accuse nei confronti del magistrato Pietro Errede di aver istigato la sua medica curante, la dottoressa Giulia Cusmano, a rilasciare certificati falsi per ottenere un permesso di allontanamento dalla propria abitazione. La decisione è arrivata al termine dell’udienza preliminare, che ha sancito il non luogo a procedere nei confronti del magistrato e della professionista.

L’analisi dei certificati

L’inchiesta, che aveva coinvolto Errede nell’ambito di un’indagine più ampia su presunti favoritismi in cambio di benefici, aveva ipotizzato che il magistrato avesse ottenuto un permesso per cure termali e fanghi terapeutici a Santa Cesarea Terme presentando certificati medici falsi. Tuttavia, la documentazione sanitaria prodotta dalla difesa dei due imputati, rappresentata dagli avvocati Donatello Cimadomo del foro di Potenza e da Luigi ed Emma Covella del foro di Lecce, mai acquisita durante le indagini preliminari, ha dimostrato la fondatezza delle richieste del magistrato, che cioè le terme fossero necessarie per guarire una vecchia frattura.

Le reazioni

La decisione del Tribunale ha suscitato forti reazioni. Errede, attraverso i suoi legali, ha duramente criticato l’operato della Procura, accusandola di aver agito con pregiudizio e accanimento.

L’indagine

L’ex giudice è coinvolto dal 2022 in una mega inchiesta, che prova a dimostrare che cancellieri e faccendieri che, ciascuno nell’esercizio delle proprie funzioni, avrebbero “aiutato” (o per bene che vada, non avrebbero impedito le irregolarità) il magistrato nella gestione “allegra” dei fallimenti al tribunale di Lecce.

Secondo le accuse contestate, Errede avrebbe gestito un sistema di scambi illeciti, assegnando gli incarichi più remunerativi a professionisti “amici” ricevendo in cambio regali, come gioielli e telefoni, e altre utilità.

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