Vertice-fiume sul rimpasto nella Giunta pugliese: c’è tensione tra Pd e M5s

Nervi tesi e tensione altissima in maggioranza regionale dopo le riunioni fiume svoltesi ieri nel palazzo del Consiglio in via Gentile. Il primo incontro lo ha tenuto il gruppo Pd che s’è concentrato sull’analisi del voto e sulla linea da adottare per la prima seduta di consiglio in programma questa mattina. Nell’ordine del giorno spicca la legge anti-Cassano, la proposta di riordino dell’Arpal guidata dal dg Massimo Cassano che di recente è fuoriuscito dal centrosinistra per schierarsi con Carlo Calenda. Il Pd ha ribadito di volere votare compatto la legge ad personam che prevede di istituire un consiglio di amministrazione con cinque componenti a capo dell’Arpal con un articolo che prevede espressamente la decadenza di Cassano. Durante la discussione c’è chi ha chiesto di mantenere il punto anche nel caso in cui, come accaduto a luglio, arrivi dall’alto (ordine dello stesso Emiliano) di rinviare l’approvazione del testo. Schierati sulla linea della fermezza l’assessore Raffaele Piemontese e la presidente Loredana Capone, entrambi bocciati alle politiche, che hanno chiesto al resto di non fare sconti sul riordino dell’Arpal. Due le argomentazioni: la presunta mala gestione di Cassano chiacchierato per le assunzioni clientelari denunciata sulla stampa e forse finite sotto la lente della magistratura. In secondo luogo l’abbandono della maggioranza da parte di Cassano che ha votato per il Terzo Polo in contrapposizione al sul suo schieramento politico.

La discussione è poi scivolata sull’annuncio dello stesso Emiliano di voler concedere un secondo assessorato ai Cinque Stelle come riconoscimento del risultato elettorale che vede i grillini primo partito in Puglia. Sul punto il gruppo Pd s’è diviso. Il capogruppo Filippo Caracciolo è totalmente contrario a dare maggiore visibilità ai pentastellati. Altri hanno aperto a questa possibilità chiedendo, però, che l’ingresso di un nuovo assessore ai vincitori delle elezioni non avvenga a scapito di un assessore dem, ma di uno delle civiche che fanno capo al presidente Emiliano, Con e per la Puglia. Alla base del ragionamento c’è una motivazione squisitamente politica. Ovvero: l’apporto delle civiche alla causa del centrosinistra è stato impalpabile considerando che il Partito democratico ha preso solo il 3% in più rispetto al 2018.

Il presidente Emiliano, dal canto suo, ha incontrato a parte il gruppo Cinque Stelle guidato dal vicepresidente Cristian Casili. Questi ultimi hanno presentato un agenda tematica su cui far convergere la maggioranza regionale sollecitando la prosecuzione della collaborazione anche alle regionali del 2025. I Cinque Stelle chiedono, fra l’altro, di potenziare il reddito energetico, velocizzare la spesa europea del Psr agricolo, maggiori interventi su sanità e servizi sociali. Emiliano ha accolto in pieno l’agenda di governo e durante il vertice, a dir poco blindato con giornalisti cacciati a vista, s’è arrivati alla conclusione di aumentare la visibilità dei grillini nel governo regionale. L’ipotesi è di concedere un assessorato in più, il secondo, da concordare con il resto degli alleati, ma anche o in alternativa di posti in Apulia Film Commission o nel cda di Aeroporti di Puglia in scadenza. Un semi-accordo che il resto degli alleati, Pd e civiche di Emiliano, avrebbero rifiutato di sottoscrivere nell’ambito dell’ultimo vertice di maggioranza durato fino a tarda sera.

Stando alle prime indiscrezioni, il governatore è stato chiaro con gli alleati: non si ricandiderà alla presidenza della Regione nel 2025 e, nel frattempo, non esiterà a dimettersi qualora il suo progetto politico e amministrativo dovesse per qualsiasi ragione finire sotto il “fuoco amico” dei membri della coalizione di centrosinistra, a cominciare proprio dagli esponenti del Pd.

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