«Il Partito democratico sta tornando tra la gente»: parola del segretario regionale Domenico De Santis alla vigilia della festa regionale dell’Unità, in programma da domani a domenica a Torre Suda.
Segretario, che valore ha questa festa dell’Unità?
«È la tappa di una mobilitazione partita nelle scorse settimane con la raccolta di firme a sostegno delle proposte del Pd su salario minimo, rifinanziamento del fondo nazionale per gli affitti, investimenti nell’edilizia studentesca pubblica e stanziamento del Fondo di sviluppo e coesione. Abbiamo riscosso un successo gigantesco e tante persone, nel vederci in strada, ci hanno detto “finalmente siete tornati”».
Di che cosa si discuterà a Torre Suda?
«Soprattutto di sviluppo e lavoro. Quindi non solo delle questioni oggetto della nostra estate militante, ma anche di Pnrr ed Europa. Su questi temi il Pd ha deciso di mobilitarsi e lo sta facendo con ottimi risultati: lo dimostra il fatto che più di cento volontari abbiano deciso di mettersi in ferie e di sottrarre tempo alle famiglie per collaborare alla festa».
Quali saranno le prossime tappe?
«Torneremo nei luoghi di lavoro. Un gruppo di militanti sarà all’ingresso delle fabbriche per parlare di lavoro. Per anni il Pd ha dato l’idea di un partito chiuso nelle stanze, questo è un tema nazionale. Ora l’obiettivo è costruire un partito popolare».
In questo percorso ci sono anche le elezioni comunali. A Foggia il Pd sembra pronto a convergere su Episcopo: è così?
«Domani si terrà l’assemblea cittadina e si deciderà».
E a Bari? Nel centrosinistra non c’è unanimità sulle primarie come metodo di scelta del candidato sindaco…
«A Bari si voterà l’anno prossimo, c’è tempo. Intanto il 7 settembre si riunirà il tavolo cittadino, convocato dal segretario barese Gianfranco Todaro, nell’ambito del quale definiremo il perimetro della coalizione, le regole per la scelta del candidato e soprattutto il programma per la città. Se non dovesse emergere un nome unitario, celebreremo le primarie come per Emiliano, Decaro e pure Vendola. La cosa più importante, però, è capire quale città vogliamo costruire di qui al 2034».
Appunto, come immaginate Bari?
«Emiliano e Decaro hanno trasformato la città. Prima di loro Bari era conosciuta come “Scippolandia”, nella città vecchia non si poteva nemmeno entrare, si costruivano grattacieli fuorilegge sul mare e raggiungere il quartiere San Paolo dal centro era come andare in un’altra città. Oggi a Bari è cambiato il rapporto tra la comunità e il mare, grazie a progetti come Costa Sud, i teatri sono tutti aperti e dal centro il quartiere San Paolo si raggiunge in sette minuti con la metropolitana leggera. La città è tra quelle che crescono di più in Italia. Ora deve diventare una città europea e cosmopolita».
Che significa concretamente?
«A Bari, all’interno dell’ex Manifattura Tabacchi, sarà aperta una sede del Cnr dove ricercatori provenienti da tutta Italia lavoreranno a progetti di respiro mediterraneo. Altro esempio: sistemi come il park and ride, la linea Bari-Bitritto e la chiusura di via Argiro al traffico hanno cambiato il volto della città. Ecco, è in questa direzione che bisogna proseguire».
Un neo, però, c’è: il piano urbanistico non è stato approvato, a dispetto degli annunci…
«Il Pug non c’è, è vero, ma Bari ha cambiato volto grazie ai parchi, come il Maugeri e l’ex Fibronit, e alla riqualificazione di interi quartieri, come Madonella, Mungivacca e Japigia».
Quanto alla politica, il campo largo sarà replicato in tutte le città al voto?
«A Bari già c’è, anche il Movimento Cinque Stelle si è detto pronto. Lavoriamo in questo senso anche a Foggia e a Lecce. Intendiamo aprire anche ai centristi, tanto è vero che a Foggia saremo in coalizione con Italia Viva e Azione».
E con i civici?
«Con loro abbiamo un rapporto solido e governiamo in Regione. Sono fondamentali per costruire le coalizioni a livello locale e perciò intendiamo continuare a lavorare in tal senso».