Ex dirigente comunale del settore cultura e delle attività produttive ed ex capo dello staff politico del suo competitor (ossia l’ex sindaco) Mino Cannito, con il suo 36,63% di consensi Santa Scommegna, candidata del centrosinistra (sostenuta dal presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, dalla senatrice barlettana Assuntela Messina e dal capogruppo Pd in regione ossia dal consigliere regionale barlettano Filippo Caracciolo) sarà, con Cannito (candidato del centrodestra che al primo turno ha ottenuto il 42,27%) la protagonista del ballottaggio il prossimo 26 giugno.
Dottoressa Scommegna si aspettava il ballottaggio con l’ex sindaco?
«No. Ero fiduciosa in un primo turno, anche se sapevamo che sarebbe stato difficile perché contro di me è stata montata ad arte una campagna denigratoria e violenta. Tuttavia i dati dicono che il centrosinistra unito ce l’avrebbe fatta senza difficoltà. Ora ci stiamo impegnando per spiegare ai cittadini che la differenza tra noi e la destra sta soprattutto nelle proposte: da un lato il nulla e pochi slogan violenti e senza contenuti, dal nostro, invece, un programma chiaro».
Cosa dovrebbe spingere i barlettani a votarla? Cosa ha più del suo avversario Cannito?
«Ho passione e visione. Ho sempre lavorato in contesti dinamici, con professionisti, imprenditori, giovani e artisti. So come si amministra una città complessa come Barletta, avendo una lunga esperienza alle spalle nell’amministrazione pubblica. Aspiro a consegnare ai barlettani, alla fine dei prossimi 5 anni, una città rivoluzionata, più bella e pulita, a misura di bambini, anziani, disabili, dove non esistano differenze di genere e dove la sicurezza sul territorio sia stata riaffermata. Più di Cannito ho tutto, a iniziare dalla mia assoluta incapacità di provare astio nei confronti delle persone. Un buon amministratore deve saper ascoltare e parlare con tutti, senza offendere se non la si pensa nello stesso modo e non mentendo né scaricando le proprie incapacità sugli altri. In questo il mio avversario è inadeguato».
Apparentamento fatto con le liste di Carmine Doronzo, avete creato una piattaforma intitolata “Un patto per la città futura”. Di cosa si tratta?
«Si tratta di un patto sottoscritto con una intera generazione. Carmine e i suoi alleati hanno intorno a sé una carica esplosiva che viene loro dal sostegno di moltissimi ragazzi e ragazze della città. Questo è un valore aggiunto, per noi, anche sotto il profilo tematico. Molti dei punti del programma di Carmine sono confluiti nel nostro e lo hanno arricchito, fissando dei tempi realizzativi certi sul breve e medio periodo. L’impegno preso con lui è soprattutto nella serietà del mantenimento delle tempistiche, oltre che del programma stesso. E poi, ci siamo impegnati a nominare una giunta di alto profilo, composta da persone riconosciute e riconoscibili per la loro professionalità nei settori di competenza, in totale discontinuità con quanto fatto dalla precedente amministrazione. Era già una mia idea che esce più forte, ora, dall’accordo con Carmine».
Cosa si sente di dire a coloro che dapprima candidati al consiglio comunale con Doronzo ora dissentono categoricamente da questo apparentamento?
«Che la politica è fatta di mediazione, confronto, passi avanti, dialogo. E non si fa contro qualcuno, ma per costruire qualcosa. Don Milani diceva che è politica “sortire insieme dai problemi”, altrimenti è avarizia. Ecco, io penso questo. L’alternativa è consegnare per il prossimo ventennio la città alla destra fascista, omofoba e razzista. A Barletta, oggi, serve altro. Serve ricostruire una comunità di valori positivi. La garanzia che le cose andranno per il verso giusto siamo io e Carmine, che siamo due persone perbene, culturalmente affini, vicine per storia ed esperienze personali e ben integrate per differenza di età ed esperienza. Fidatevi di noi e dateci una mano».
La Carone vanta la sua “coerenza” e non si meraviglia del fatto che Doronzo, dopo averla definita “in tutti i modi” – come sostiene la candidata sindaco del M5S – abbia ora deciso di sostenerla. Cosa vorrebbe dire alla Carone?
«L’architetto Carone è uno di quei valori aggiunti della città che mancherà nel prossimo consiglio comunale, e me ne dispiace. Tuttavia la coerenza certe volte sta anche nel saper guardare non solo al proprio percorso, ma anche a quello degli altri, cercando insieme di costruire qualcosa. Il passo di Carmine verso di noi è invece andato proprio nel senso di un ritrovarsi per contrapporsi a un avversario pericoloso per la città. È stato un passo faticoso, certamente, e non privo di rischi, ma per questo coraggioso. Serve coraggio per cambiare le cose, e noi lo stiamo avendo».
Una campagna elettorale al vetriolo, specie negli ultimi giorni, teme che questo possa causare un ulteriore astensionismo alle urne (il 62,25% l’affluenza del 12 giugno) il prossimo 26 giugno?
«Noi non stiamo avendo atteggiamenti violenti nei confronti dei nostri avversari che invece offendono, criminalizzano, mentono. Basta fare un giro sulle due pagine Facebook ufficiali per rendersi conto di chi sta offendendo e di chi, cioè noi, sta cercando di parlare positivamente ai cittadini. Per questo confido nel buon senso dei barlettani e che il 26 sappiamo assumersi la responsabilità di andare a votare e di votare per noi».
Ha fatto discutere, nei giorni scorsi, il video diffuso sui social con il quale lei stessa denuncia possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nell’amministrazione barlettana, Cannito la invita a fare nomi e cognomi e a denunciare alle autorità competenti, lo farà?
«Il presidente Emiliano ha gridato forte e chiaro qual è il pericolo che Barletta rischia qualora vinca la destra. Non credo di dover aggiungere ulteriori argomenti a quelli pronunciati dalla massima carica istituzionale della Regione».
E in merito alle preannunciate dimissioni di Michele Cianci in qualità di amministratore unico della municipalizzata Bar.S.A. S.p.A. (dedita alla gestione dei rifiuti) nel caso in cui la Scommegna diventasse sindaco, la candidata replica: «L’annuncio delle dimissioni altro non è che un modo alquanto infantile per mettersi in mostra, per far emergere il suo ruolo del ballottaggio di domenica 26: forse ambiva alla sua candidatura?».