Via libera al nuovo Piano casa pugliese in commissione regionale Urbanistica. Il testo è stato blindato a sorpresa – ce n’erano tre depositati, governo, Pd e Lega- dopo un tiro alla fune in maggioranza durato oltre un mese e una mediazione fiume, durata oltre sei ore e tenuta 24 ore prima fra l’assessore all’urbanistica Maraschio e i partiti di maggioranza.
L’opposizione si è astenuta per approfondire il frutto del compromesso che introduce una serie di novità. In particolare l’assessore Maraschio porta a casa l’intangibilità delle zone industriali, sottratte a qualsiasi tipo d’intervento, mentre il Pd, con i consiglieri regionali Amati e Caracciolo, strappa la possibilità di allargare gli edifici nelle zone agricole. Il testo di otto articoli promuove il riuso del patrimonio edilizio esistente. I Comuni potranno individuare gli ambiti da edificare nelle zone B e C dei loro Piani regolatori, caratterizzati da degrado o abbandono, dove consentire interventi di riuso e riqualificazione attraverso interventi di ampliamento, demolizione e ricostruzione con destinazione finale di tipo residenziale, ovvero destinate ai medesimi usi preesistenti. Ok anche ai bonus edilizi nelle zone agricole per un massimo del 20% dell’esistente e del 35% in caso di demolizione o ricostruzione fino a 200 metri cubi, ma rispettando il piano paesaggistico e in particolare prescrizioni, indirizzi, misure di salvaguardia o direttive contenute nelle relative norme tecniche di attuazione del Pptr previa autorizzazione paesaggistica. Per gli edifici residenziali o a destinazione mista l’ampliamento è concesso una sola volta per il 20% della volumetria complessiva e comunque non oltre i 300 metri cubi. Per le rottamazioni si sale al 35% di ampliamento lasciando la stessa destinazione urbanistica. Stop, invece, agli interventi su edifici già beneficiari del Piano casa, agli edifici abusivi, anche parziali, a eccezione di quelli dotati di sanatoria. Per gli immobili di valore storico, culturale e architettonico l’intervento è ammesso previo parere della Commissione locale di paesaggio. Restano off limits i centri storici, gli immobili in area vincolate o nella Rete Natura 2000, all’interno degli standard urbanistici, nelle oasi istituite con legge regionale per la protezione della fauna selvatica omeoterma, nelle zone umide tutelate d’importanza internazionale, negli ambiti dichiarati ad alta pericolosità idraulica e geomorfologica.
I Comuni potranno restringere le zone d’intervento e dovranno pubblicare, entro il 31 gennaio di ogni anno, l’elenco degli interventi autorizzati. La Commissione, infine, si è soffermata sull’eventualità di abrogare la legge madre, la 14 del 2009, in considerazione delle pratiche esistenti. La decisione sul punto è stata demandata all’Aula, per poter approfondire meglio l’aspetto tecnico-normativo.