Trattamento di fine mandato, pressing del Pd e adesso Emiliano apre

Azione sì, Azione no, Azione nì. In Regione Puglia resta il dilemma sul rientro del partito di Calenda in maggioranza dopo lo slittamento della seduta di insediamento delle otto Commissioni consiliari. Ieri il punto è stato esaminato nel vertice fra gli alleati di governo tenuto in presidenza regionale alla presenza del governatore Michele Emiliano.

Una riunione fiume durata oltre tre ore in cui lo stesso Emiliano ha ribadito l’apertura agli ex consiglieri dissidenti Amati, Clemente e Mennea, chiedendo l’appoggio dei partiti alleati. Ma, anche qui, ha ritrovato intatto il muro eretto dai gruppi di centrosinistra, a partire dai Cinque Stelle, i più “allergici” al rientro di Azione in maggioranza.

Il capogruppo Marco Galante, infatti, ha segnalato le critiche ricevute dai grillini a livello nazionale («Con loro non governeremo mai», ha detto l’altro giorno il leader Calenda»), di qui la necessità di procedere con i piedi di piombo. Scettici anche Con e Per la Puglia, le civiche vicine da Emiliano che hanno difeso l’accordo raggiunto fra gli alleati sulla spartizione delle due presidenze di commissione disponibili. Alla fine s’è stabilito di congelare l’insediamento delle nuove Commissioni attese dal rinnovo di metà mandato. E, in aggiunta, di rinviare la decisione su Azione a un nuovo incontro da fissare nei prossimi giorni con gli stessi vertici del partito di Calenda in Puglia. Obiettivo: costruire un percorso politico e programmatico con un patto chiaro di fine legislatura e una serie di punti condivisi da portare in porto. Un’intesa a 360 gradi che in un secondo momento fisserà pure i ruoli e l’eventuale coinvolgimento di Azione (un assessorato o la presidenza della prima Commissione da lasciare ad Amati o, in alternativa, entrambe le cose).

Accantonate le Commissioni i presenti, un assessore e un consigliere regionale del Pd hanno posto la questione del trattamento di fine mandato, la “liquidazione” per assessori e consiglieri rimasta in sospeso nella seduta di fine luglio e bloccata di recente dal veto congiunto di Elly Schlein e Giuseppe Conte. La richiesta avanzata è quella di approvare la leggina nell’ambito della sessione di bilancio assicurando le dovute correzioni. Il presidente Emiliano non è stato contrario, ma a patto che il provvedimento sia spiegato bene ai cittadini e al fronte del no.

In attesa del da farsi è stato anche stabilito l’ordine dei lavori dell’odierna seduta di Consiglio. Al primo punto l’approvazione dei debiti fuori bilancio, fra cui alcune sentenze giudiziarie esecutive. Al secondo la nomina del garante dei minori che manca ormai da tre anni dopo la scomparsa dell’ultimo responsabile. In corsa ci sono tre nomi: Giuseppe Muolo, sponsorizzato dai decariani, Antonio Giampietro, appoggiato dal governatore Emiliano, e la dirigente dell’antimafia regionale Antonia Margiotta. Nell’ultima seduta nessuno raggiunse il quorum.

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