Altro che capitolo chiuso, il trattamento di fine mandato alla Regione Puglia resta in vita in attesa che la maggioranza capisca come e quanto approvare la norma che lo reintroduce. Lo rivela all’Edicola del Sud un autorevole esponente regionale del Partito democratico.
L’intervento a gamba tesa dei vertici dem romani, infatti, ha creato malumori e tensioni. Come si ricorderà, dopo il rinvio del punto all’ordine del giorno il segretario pugliese del Pd, Domenico De Santis, ha diramato un pesante comunicato insieme con Igor Taruffi, responsabile organizzazione nazionale Pd e Davide Baruffi, responsabile nazionale dem degli Enti locali. «Chi rappresenta il partito – questo il senso della nota – deve negare l’appoggio alla legge sul Tfm ritenendosi in caso contrario fuori dal Pd».
Sarà così? A quanto pare no, così come filtra dal gruppo regionale. La legge sulla liquidazione, ricorda qualcuno in via Gentile, è già passata all’unanimità nel 2021, anche se poi fu successivamente abrogata. E sul principio di eguaglianza rispetto al resto delle regioni e ai lavoratori sono quasi tutti d’accordo. Attualmente, però, una parte della pattuglia dem regionale – in particolare l’area vicina alla segretaria nazionale Elly Schlein con i consiglieri Lucia Parchitelli, Pierluigi Lopalco, Michele Mazzarano, Debora Cilento e Loredana Capone – sono contrari al beneficio da 35mila euro a legislatura con effetto e indennità retrodatate al 2012.
Un altro pezzo, però, non la pensa così, in particolare il capogruppo Filippo Caracciolo, primo firmatario della proposta di legge inserita all’ordine del giorno, e l’assessore Donato Pentassuglia. Da qui l’ipotesi di riunire il gruppo per stabilire il da farsi considerando i correttivi nel frattempo messi a punto. Ovvero il prelievo della liquidazione dai costi della politica riducendo il finanziamento ai portaborse e al funzionamento dei gruppi consiliari. Inoltre la previsione di un meccanismo di rinuncia del beneficio con libero arbitrio assegnato a ciascun consigliere da esercitare entro un mese dall’approvazione della legge.
In tutto questo, però, il Pd nazionale è in pieno disaccordo. Da un lato al Nazareno tutti conoscono l’anomalia pugliese di unica Regione che non riconosce il trattamento di fine mandato, dall’altro il nuovo corso incarnato da Schlein non ammette cedimenti ai vecchi privilegi e si unisce alla linea di Nichi Vendola che nel 2021 cancellò l’ulteriore benefit della casta. Una posizione che vede in piena sintonia il Movimento Cinque Stelle. Di più, secondo il senatore Mario Turco, numero due del partito, il vuoto pugliese sulla liquidazione dovrebbe inorgoglire i consiglieri regionali pugliesi che, a differenza degli altri a livello nazionale, in un momento di crisi acuta, rinunciano al trattamento di fine mandato seppur ritenuto un diritto di tutti i lavoratori.