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Terzo nome, Schlein apre ma Laforgia: «Non esiste». Lega sicura di vincere ma non ha il candidato

Tutto lascia intendere che il centrosinistra barese non si presenterà unito alle elezioni comunali dell’8 e 9 giugno prossimi, ammesso che si voti in quelle date. I toni dello scontro tra Giuseppe Conte, presidente del Movimento Cinque Stelle, ed Elly Schlein, segretaria nazionale del Partito democratico, non lasciano molti dubbi. Senza dimenticare che la ricerca…

Tutto lascia intendere che il centrosinistra barese non si presenterà unito alle elezioni comunali dell’8 e 9 giugno prossimi, ammesso che si voti in quelle date. I toni dello scontro tra Giuseppe Conte, presidente del Movimento Cinque Stelle, ed Elly Schlein, segretaria nazionale del Partito democratico, non lasciano molti dubbi. Senza dimenticare che la ricerca di un candidato sindaco alternativo sia a Vito Leccese sia a Michele Laforgia, finora gli unici in campo, appare piuttosto difficoltosa: se da una parte Schlein si dice pronta a sostenere Leccese anche nell’ipotesi in cui quest’ultimo volesse tentare la strada del dialogo, per Laforgia il terzo nome semplicemente «non esiste». Con buona pace di big del calibro di Andrea Orlando, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli per i quali l’unità del campo largo va preservata a tutti i costi.

Il terzo nome

Il percorso per l’individuazione di un nome alternativo a Leccese e Laforgia è in salita e irto di ostacoli. Venerdì sera l’ex deputato, oggi candidato sindaco per il Pd, ha aperto a un passo indietro durante il comizio in piazza Umberto al fianco di Schlein. E ora la segretaria dem, su Facebook, gli ribadisce il proprio supporto: «Abbiamo sempre lavorato per l’unità, continueremo a farlo e sosterremo Vito anche se vorrà tentare ancora il dialogo per trovare una soluzione unitaria, ma senza accettare alcuna imposizione».

Non tutti, nel Pd, sono convinti che la strada del confronto sia percorribile. Per il deputato Ubaldo Pagano «per dialogare si deve essere in due, altrimenti è inutile e si continua a perdere tempo». Per Francesco Boccia, capogruppo dem in Senato, il terzo nome semplicemente «non c’è».

In questo, paradossalmente, Boccia la pensa come Laforgia, candidato sindaco sostenuto dal M5s e dalla Convenzione: «Del terzo nome si parla da mesi e ci sarà pure una ragione se non è stato trovato: temo che non esista». Il penalista è disposto a valutare qualsiasi eventualità, tranne quella del passo indietro: «Le soluzioni possono essere tante. Per l’igiene della discussione occorre partire da un fatto: confrontiamo il profilo dei candidati e decidiamo chi può rappresentare meglio la coalizione sapendo quel che sta succedendo a Bari».

L’altro ostacolo sulla strada verso una soluzione condivisa dalle due anime della sinistra barese è il clima di scontro tra Pd e M5s. Il tema dell’alleanza, per ora, è fuori dai radar dei pentastellati che ribadiscono come la legalità resti per loro «un baluardo indiscutibile e non negoziabile» e smentiscono un virgolettato attribuito a Conte da “Repubblica”, secondo il quale «non è detto che lo scioglimento del Comune di Bari sia così illegittimo».

«Quanto scritto è parte di una lettura distorta in cui si vorrebbe attribuire a Conte addirittura una logica di mera convenienza opportunistica ed elettorale», spiegano i vertici del M5s, liquidando «una narrazione tossica che respingiamo seccamente al mittente, che si pone in contrasto con le chiare prese di posizione del presidente contro le strumentali e paradossali iniziative degli esponenti di destra che hanno candidato personaggi oggi al centro delle indagini per voto di scambio e vorrebbero far saltare il banco commissariando il Comune di Bari». Negli ambienti pugliesi del Pd, comunque, gli animi sono altrettanto caldi. Il segretario regionale Domenico De Santis definisce lo strappo del M5s «una scelta preordinata» e lo stesso fa Leccese, secondo il quale «qualcuno sta usando Bari per il proprio tornaconto elettorale».

Gli appelli

Sull’altolà di Laforgia e sulla tensione tra Pd e M5s, dunque, sembrano destinati a infrangersi gli appelli di diversi big del centrosinistra. C’è un fronte, infatti, che pubblicamente sollecita una ricucitura dopo lo strappo nel campo largo a Bari. Ne fa parte Andrea Orlando, sostenitore dell’alleanza tra Pd e M5s sempre e comunque: «È possibile cercare una soluzione che in qualche modo non mortifichi nessuna delle forze in campo», sostiene l’ex ministro a parere del quale «la partita è più grande di quello che attualmente può apparire perché non riguarda solo Bari ma può incidere in negativo o in positivo anche sulla dinamica più complessiva». Insomma, per Orlando serve il «massimo sforzo» per salvare l’esperienza del campo largo non solo nel capoluogo pugliese ma in tutta Italia.

Ai due candidati baresi si rivolge anche Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra italiana che è al fianco di Laforgia: «Si incontrino e trovino loro una soluzione. Sono sostenuti dalle forze politiche ma nessuno di loro è proprietà della forze politiche che li hanno sostenuti. Dunque è da loro che deve venire una risposta. Nulla c’è di peggio di una rottura che favorisca la destra». Il verde Angelo Bonelli, che venerdì sera era sul palco in piazza Umberto accanto a Leccese e Schlein, lancia un appello a Laforgia: «Interrompere le primarie a Bari è stato un fatto incomprensibile e un danno per la città. Vito Leccese ha dato la sua disponibilità a fare un passo indietro per farne tre avanti. Ora spetta a Laforgia fare questo passo indietro, noi lo attendiamo».

Lega sicura di vincere ma non ha il candidato. Oggi alle 10 il ministro Salvini allo showville

Il caos scatenato nel campo largo dall’inchiesta giudiziaria sul voto di scambio fa gongolare il centrodestra. A cominciare dal vicepremier Matteo Salvini che oggi alle 10 sarà allo Showville di Bari: un incontro convocato ufficialmente per parlare di scuola, lavoro e sviluppo, ma che secondo alcuni sarebbe stato organizzato per annunciare il candidato sindaco di centrodestra.
In realtà, stando a quanto trapelato nelle ultime ore, Salvini non dovrebbe indicare alcun nome. Anche perché il centrodestra non ha ancora scelto tra il senatore meloniano Filippo Melchiorre, il viceministro berlusconiano Francesco Paolo Sisto e il consigliere regionale leghista Fabio Romito le cui quotazioni sono in leggera risalita rispetto agli scorsi giorni.

Qualcuno ha letto un indizio in tal senso nelle parole pronunciate ieri da Salvini a Torino: «In Piemonte conto che la Lega ottenga un eccellente risultato e conto che dopo anni, anni e anni di sinistra con Decaro e Emiliano, il centrodestra vinca anche a Bari con una candidatura della Lega. Ma non per le inchieste, non per le sparatorie, non per le famiglie mafiose, non per il voto di scambio. Su quello lascio lavorare giudici e giornalisti».

L’ennesima spaccatura del campo largo sembra aver rinvigorito le speranze di successo del centrodestra. Con Leccese e Laforgia probabilmente divisi al primo turno, le possibilità di arrivare al ballottaggio aumentano esponenzialmente. «E lì può succedere di tutto, specialmente se dovessimo puntare su un candidato forte e autorevole come effettivamente sarà», ragionano nella sede barese di Fratelli d’Italia.

Che il centrodestra sia ancora più convinto di poter strappare Bari al campo largo, d’altra parte, lo dimostrano anche le parole di Alessandro Cattaneo, deputato e responsabile nazionale dei dipartimenti di Forza Italia: «L’attacco politico arrivato da Conte ha spezzato l’alleanza di centrosinistra. Per noi questa è una situazione favorevole. Vincere non sarà facile, ma è possibile».

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