Terzo mandato per tutti i sindaci: così la destra accontenta Decaro. Via il limite anche per i governatori

La prima Commissione Affari costituzionali del Senato ha tratto il dado. Entro il termine di mezzogiorno di ieri, quando era prevista la scadenza, sono stati presentati tre emendamenti al decreto legge sulle norme elettorali approvato dal Governo un mese fa e che da stamani verrà esaminato dai commissari per la conversione in legge. Due delle proposte riguardano la possibilità per i sindaci dei Comuni con più di 15mila abitanti e per i presidenti delle Regioni di candidarsi ed essere eventualmente eletti anche per un terzo mandato consecutivo. In pratica, si tratta di una modifica al Testo unico degli enti locali che fissa a due i periodi amministrativi per i primi cittadini e di un riordino delle norme regionali che in alcuni casi consentono la possibilità di un terzo mandato per i governatori, anche se queste previsioni sono in contrasto con la normativa nazionale e pertanto non sono state mai applicate.

A depositare le note legislative al testo giunto da Palazzo Chigi sono stati i senatori della Lega, a partire dal vicepresidente Paolo Tosato, mentre il rappresentante delle autonomie Meinhard Durnwalder ne ha proposto un terzo con cui propone di eliminare qualsiasi limite. In mattinata il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, che si batte da tempo per dare ai primi cittadini la possibilità di continuare il lavoro amministrativo oltre le prime due tornate, aveva reiterato la richiesta del terzo mandato: «Se abbiamo dato il terzo mandato a 7.200 Comuni, fino ai 15mila abitanti, ritengo che anche gli altri 730 debbano avere la stessa possibilità. Per questo abbiamo scritto una lettera a tutti i parlamentari che non hanno limiti di mandato».

Non è tutto. Da domani dovranno essere discussi altri 37 emendamenti al decreto elettorale, tra cui uno della senatrice del Movimento 5 Stelle, Alessandra Maiorino, che chiede di abolire la possibilità del terzo mandato per i sindaci fino a 15mila abitanti e cancella ogni limite, invece, per quelli al di sotto. Mentre – ed è l’elemento politico che appare più significativo – tutti e tre i partiti della maggioranza di centrodestra, cioè Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega, propongono con un altro emendamento che vengano posticipati al 29 settembre i rinnovi previsti in primavera per i Consigli provinciali. Una postilla che in molti legano al disegno di legge bipartisan incardinato nella stessa prima Commissione del Senato con cui si prevede il ripristino dell’elezione diretta dei presidenti e delle stesse assemblee provinciali, cancellando così la riforma del 2014 formulata dall’allora ministro dell’esecutivo Renzi, Graziano Delrio, che trasformò le Province in enti di secondo livello, i cui organi di governo non godono della legittimazione del suffragio popolare. «La riforma sarà approvata dopo le europee – afferma il leader di Azione Carlo Calenda – e quindi il presidente della Campania, Vincenzo De Luca potrà candidarsi». Insieme, forse, il prossimo anno, al governatore pugliese Michele Emiliano.

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