Terzo mandato, il Pd è a un bivio ma l’emendamento diventa un rebus: la Lega potrebbe ritirarlo

Gli emendamenti al decreto legge sull’election day sulla possibilità di svolgere un terzo mandato per i circa 800 sindaci di città con popolazione superiore a 15mila abitanti e per i presidenti di Regione, che giacciono nella Commissione Affari costituzionali del Senato, hanno obbligato agli straordinari, nel fine settimana, sia la maggioranza di centrodestra che il Partito democratico, visto che nelle altre opposizioni si registrano il no senza se e senza ma di Italia viva e Movimento Cinque Stelle e l’approvazione da parte di Azione.

Ieri sera una call tra la leader dem Elly Schlein, con al fianco i membri della segreteria nazionale Davide Baruffi e Igor Taruffi, e alcuni sindaci iscritti al Partito è terminata, dicono fonti vicine a Schlein, «senza strappi». «Una riunione positiva, interventi tutti mirati a trovare una quadra – riferisce una fonte assai vicina alla segretaria dem – Ci sono sfumature diverse, ma nessuna volontà di dividersi all’interno».

Un vertice per evitare frizioni nella direzione di oggi convocata al Nazareno per discutere del prossimo congresso del Partito socialista europeo previsto a Roma per il primo e 2 marzo. Anche perché proprio ieri è stato diffuso un documento firmato da una trentina di sindaci dem scritto il 15 febbraio: un corposo dossier di cinque pagine in cui si spiega perché sia giunto il momento di «superare il tetto dei due mandati che rappresenta un’anomalia tutta italiana, riscontrabile in Europa solo in Portogallo – tre mandati – e in Polonia». L’obiettivo degli sherpa dem è evitare che oggi venga proposto un ordine del giorno in direzione, partendo proprio dal documento dei primi cittadini, che possa far emergere divisioni nel partito.

Ancor più complicata la partita nella maggioranza con la Lega che, dopo giorni di tensioni, ha provato a smorzare i toni con lo stesso Matteo Salvini che ha affermato che «il centrodestra non si dividerà» e che «il tema del limite dei due mandati, per quanto sia contrario, non mi sta togliendo il sonno».

Il leader del Carroccio ha lasciato così intendere che, prima del voto di giovedì in Commissione, i due emendamenti proposti dalla Lega dieci giorni fa saranno ritirati. In serata, però, due delle firmatarie, cioè Erika Stefani e Mara Bizzotto, hanno messo benzina sul fuoco affermando che «gli emendamenti restano. A noi non risulta che vengano ritirati». Alla levata di scudi ha replicato, predicando prudenza, Attilio Balboni, presidente della Commissione ed esponente di Fratelli d’Italia: «C’è ancora tempo prima della conta» prevista per giovedì prossimo. E quel tempo potrebbe essere mercoledì, data in cui è stato fissato il Consiglio dei ministri. In più, a Cagliari in serata, in occasione della chiusura della campagna elettorale per le regionali di domenica prossima, sul palco a sostegno del candidato governatore Paolo Truzzu dovrebbero salire i tre leader del centrodestra e cioè la premier Giorgia Meloni con i suoi vice Salvini e Antonio Tajani, tutti chiamati a sbrogliare una matassa ingarbugliata che da settimane crea frizioni e fibrillazioni.

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