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Tagliola ai consiglieri regionali pugliesi: c’è il “salva poltrone”

Una bozza bipartisan con l’appoggio di tutti i partiti per scongiurare il taglio di dieci consiglieri regionali alla Puglia e l’eventuale censura di costituzionalità da parte del governo. È l’obiettivo dichiarato di Gianfranco De Blasi, presidente della settima commissione consiliare, che sta esaminando la bozza (su impulso dal senatore Claudio Stefanazzi) di modifica dello statuto…

Una bozza bipartisan con l’appoggio di tutti i partiti per scongiurare il taglio di dieci consiglieri regionali alla Puglia e l’eventuale censura di costituzionalità da parte del governo. È l’obiettivo dichiarato di Gianfranco De Blasi, presidente della settima commissione consiliare, che sta esaminando la bozza (su impulso dal senatore Claudio Stefanazzi) di modifica dello statuto regionale per evitare la tagliola prevista fra due anni alla Regione Puglia a causa del calo demografico collegato alla spending review imposta nel 2012 dall’allora presidente Monti.

Misure draconiane di contenimento alle spese di rappresentanza delle regioni con la Puglia che si adeguò ai parametri nazionali eseguendo alla lettera le prescrizioni. Un meccanismo rigido con il taglio ex abrupto di 20 consiglieri regionali, da 70 a 50 e la cancellazione del trattamento di fine mandato, la liquidazione degli eletti. In base a quelle previsioni nel 2025 il calo di abitanti comporterà la riduzione di altri dieci consiglieri, da 50 a 40. Per poco meno di 70 mila abitanti, infatti, la regione non riuscirebbe a superare i 4 milioni di residenti, la soglia di sicurezza per mantenere i 50 eletti avendo nel 2020 poco meno di 3.930.000 residenti. Di qui il salva poltrone che il presidente De Blasi ritiene vitale per la regione Puglia.

«Cancellare altri dieci consiglieri», spiega all’Edicola del Sud, «significa cancellare la rappresentanza di interi territori. Un vulnus per la democrazia con difficoltà oggettive di funzionamento per il consiglio regionale con soli 40 eletti di cui sei su otto eletti che dovrebbero essere indicati nella giunta regionale». C’è il rischio, però, di infrangere una legge statale ed il coordinamento con la finanza pubblica aumentando spese che, al contrario, si era promesso di ridurre.

«È così -conferma De Blasi – ma è un rischio che dobbiamo correre per salvare l’istituzione regionale. Nelle prossime settimane faremo valutare il testo da un team di costituzionalisti e giuristi e solo dopo averlo condiviso e approvato presenteremo la proposta di modifica». Il terreno, del resto, è molto scivoloso, anche se la Puglia potrebbe inserirsi nel meccanismo di applicazione individuato nel 2012 (nel pieno del vento dell’antipolitica) rimodulando i criteri adottati. Un’operazione che potrebbe essere favorita da un avanzo di amministrazione importante (circa tre miliardi di euro) ed i conti in ordine. Senza contare che altre regioni (ad esempio Lazio ed Emilia Romagna) si sono adeguate solo in parte al taglio iniziale dei consiglieri regionali, mentre in altre realtà il risparmio è rimasto lettera morta. Di qui l’opzione di ricorrere al cambio dello statuto che prevede la maggioranza qualificata di due terzi per l’approvazione e la doppia lettura a distanza di tre mesi. Nell’ambito della manovra salva poltrone potrebbe anche spuntare una diversa composizione della giunta regionale. Per l’esecutivo attualmente il presidente eletto può scegliere otto assessori dai consiglieri eletti e due esterni. La possibile modifica potrebbe aumentare il numero degli esterni, magari raddoppiandoli o, ancora, prevedere obbligatoriamente la parità di genere in favore delle donne.

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