Sud ostaggio dei burocrati, Crosetto: «Noi ci saremmo ribellati»

Arriva a Foggia per un tour nella zona Asi. Lotras, Manta Group, Lavit. Sono alcune delle imprese che il candidato di Fratelli d’Italia, Guido Crosetto, ha visto in compagnia dei candidati locali Giandonato La Salandra e Annamaria Fallucchi, accompagnato dall’ex presidente della Camera di Commercio, Fabio Porreca, marito della candidata fittiana, e imprenditore del settore immobiliare dei centri commerciali italiani.

Esiste un gap infrastrutturale nel Mezzogiorno e in Puglia. Fratelli d’Italia come intende risolverlo se andrà al governo?

«Un problema infrastrutturale c’è in tutto il Sud nel senso che il Sud, e anche la Puglia, hanno una carenza sul trasporto ferroviario e stradale, perché al di là della grande arteria o dell’autostrada poi ti ritrovi strade in cui faticano a passare due furgoni. Molto spesso è stato dimenticato, il Sud invece è l’unica possibilità che ha il Paese di crescere come ricchezza. Abbiamo un Paese in cui il 70 per cento per cento di occupazione è al Nord e solo il 30 per cento al Sud. Non possiamo pensare di non far crescere il Sud e di non fargli raggiungere i livelli europei».

Ma sono temi già sentiti?

«Io non parlo del Sud romanzato di cui parlano sempre tutti: cultura, turismo, enogastronomia. Certo, ma la ricchezza più grande arriva dalla capacità di produrre, dal know how. Ad esempio, le eccellenze della zona Asi di Foggia non sfigurerebbero a Francoforte. Perché ne abbiamo vista una e non 100? perché non possiamo recuperare quel ragazzo di Foggia, Lecce o Brindisi che adesso sta lavorando a Milano, a Londra o in Svizzera e riportarlo a casa dandogli la possibilità di fare la stessa cosa che fa lì, con la stessa professionalità e la stessa visione di futuro?».

Che impressione le hanno fatto le aziende che ha visitato?

«Ho visto dei diamanti incastonati in una realtà che non è all’altezza. Le imprese che ho visitato sono delle eccellenze a livello nazionale, con degli imprenditori straordinari con realtà economiche che vanno difese e aiutate a crescere».

Come secondo lei?

«La totale mancanza di servizi e di attenzione che una parte di questo territorio sta dando agli imprenditori. Non si può avere un Consorzio Asi in cui il costo dell’acqua diventa un elemento ostativo, il Consorzio non si preoccupa di portare la luce e il gas. Questi sono discorsi, nella terra da cui provengo, farebbero scoppiare la rivoluzione. Mi hanno raccontato di tempistiche burocratiche infinite, la burocrazia locale e le istituzioni devono comprendere che oggi nessuna azienda cresce se non ha alleata la parte pubblica».

Il Consorzio Asi dovrebbe fare di più?

«Questo dovrebbe essere un Consorzio tutto pieno, in una realtà in cui hai il 50 per cento di contributo a fondo perduto non dovresti avere un metro quadro libero. E se hai un metro quadro libero significa che hai attorno qualcosa di negativo che ti toglie la possibilità e la voglia di investire. Uno di questi imprenditori mi raccontava di una grandissima azienda che sarebbe voluta venire a investire e che avrebbe avuto convenienza a insediarsi a Foggia, ma non è venuta quando ha capito cosa aveva intorno. Negare la possibilità ad una azienda di investire significa ai giovani di lavorare, di farsi una famiglia e di crescere i propri figli. A meno che uno non pensi che uno Stato possa sopravvivere col reddito di cittadinanza. C’è qualcuno che lo pensa. C’è solo un problema: i contributi funzionano quando una parte del Paese produce ricchezza».

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