Spesa farmaceutica in Puglia: quattro dg delle aziende sanitarie col fiato sospeso

asl

Con tempismo perfetto, degno forse di miglior causa, i direttori generali delle aziende sanitarie pugliesi hanno inviato ieri alla regione Puglia le controdeduzioni in merito allo sforamento della spesa farmaceutica registrata nel 2023. Una procedura avviata a luglio scorso dal capo dipartimento sanità Vito Montanaro con scadenza del termine per le “difese” dei manager fissata al 2 settembre.

Le questioni

Ebbene i 10 direttori hanno giustificato le contestazioni, tutte – a eccezione del Policlinico di Bari – risultato in regola con i tetti di spesa regionali e di quello della Asl Brindisi che non è stato in carica nel 2023. Le situazioni più critiche, invece, riguardano le Asl Bat e Taranto che hanno splafonato sia la spesa diretta ospedaliera che quella della farmaceutica convenzionata. Meno gravi appaiono le posizioni del resto dei sei manager, compresi i direttori degli Ircss, in realtà esclusi dalla tagliola legislativa in quanto non inseriti fra le aziende sanitarie.

I quattro dg “incriminati”, in particolare, hanno giustificato nei loro dossier le cause dello splafonamento per la spesa farmaceutica diretta. Un problema che ha toccato indistintamente tutte le regioni, così come hanno chiarito l’Aifa e il ministero per la salute stante l’aumento dei costi per i farmaci innovativi e oncologici con nuove specialità che hanno fatto schizzare i costi di pazienti in precedenza trattati con altre tipologie di farmaci. In dettaglio lo scostamento complessivo è stato di 191 milioni di euro rispetto a un tetto prefissato massimo di circa 687 milioni.

La classifica

Nella classifica del surplus di spesa figurano la Asl Bari con quasi 60 milioni di euro, seguita da Lecce (39 milioni) e Taranto (29 milioni). Entro un paio di settimane l’assessorato alla salute pubblicherà le pagelle e i verdetti, in particolare per i quattro manager sotto osservazione che rischiano il posto.

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